Libro quinto - Capitolo 89
Udendo Mennilio e Biancifiore queste parole, alquanto da pietà ristretti sparsero molte lagrime, ma riconfortati da Florio, parendo loro il migliore di rimanere quivi quella sera, acciò che ricogliere potessero le sparte ossa, e poi metterle in santo luogo, fecero tendere un padiglione sopra un verde prato. E dismontati da cavallo, insieme con la loro famiglia, tutte per li campi andandole ricogliendo si misero; e di quelle ricolte fecero un grandissimo monte, e di portarle via diliberarono; ma Biancifiore disse: - Che portar vogliamo? Il nostro operare niente è valuto; non qui così l’ossa de’ morti cavalli raccolte sono come quelle dei nobili uomini? Per niente affannare vogliamo: e però se distinguere l’une dall’altre sappiamo l’umane ne potremo portare; se non, qui tutte le sotterriamo, ché non è licita cosa che con le umane membra quelle de’ bruti animali occupino i santi luoghi -. Alla qual cosa fare si misero, ma niente operavano, perché non sappiendo che farsi né qual partito in ciò prendersi, parendo loro male di portare le bestiali ossa a Roma e male di lasciare le romane quivi, lungamente stettero sospesi, tanto che la oscura notte loro sopravenne. Per la qual cosa, lasciate stare quelle, tornarono a’ tesi padiglioni dicendo: - In domattina c’indugiamo a pigliar partito, e forse in questo mezzo Domeneddio provederà alla nostra ignoranza -.