Libro quarto - Capitolo 78
Navica adunque Filocolo: e ciascun giorno più venti rinfrescano e pigliano forza in aiuto di Filocolo, sì che in brieve, lasciandosi dietro Gozo e Moata, piglia l’alto mare fuggendo la terra. Ma per mancamento di vento e per venire in Rodi, torse il cammino d’Alessandria, e passando Crava, Venedigo, Cetri, Sechilo e Pondico, trovò l’antica terra di Minòs, della quale Saturno fu dal figliuolo cacciato. Quivi alcun giorno dimorò in Candia, e quindi partito, Caposermon e Casso e Scarpanto trapassò in brieve e venne a Trachilo, e di quindi a Lendego. Quivi entrato con la sua nave nel golfo diede l’ancore a’ profondi scogli, e scese in terra e cercò la città: per la quale andando e Ascalion con lui e’ suoi compagni, avvenne per accidente che Ascalion fu conosciuto da un grandissimo e nobile uomo della città, col quale a Roma erano già insieme militanti dimorati, e chiamavasi Bellisano, il quale con grandissima festa corse ad abbracciare Ascalion dicendo: - O gloria della militare virtù, qual grazia in questi paesi mi ti mostra? Gl’iddii in lunga prosperità ti conservino -. Costui conobbe bene Ascalion, e, effettuosamente abbracciatolo, con lieto viso gli rendé quella risposta che a tali parole si convenia, pregandolo che Filocolo, cui egli avea per maggiore e in cui servigio egli era, onorasse. Bellisano allora, fatta a Filocolo debita riverenza, il pregò che gli piacesse al suo ostiere esso e’ compagni venire: dove Filocolo, piacendo ad Ascalion, andò. E quivi mirabilmente onorati furono da Bellisano, il quale, amando di perfetto amore Ascalion, in ogni atto s’ingegnava di piacergli.