Libro quarto - Capitolo 20
Con occhi d’amorosa luce sfavillanti, alquanto sorridendo si rivolse la bella donna a Filocolo e dopo un lieve sospiro così rispose: - Nobilissimo giovane, bella è la vostra quistione, e certo saviamente si portò la donna, e ciascun de’ giovani assai bene la sua parte difendea; ma acciò che ne richiedete quello che ultimamente di ciò giudicheremo, così vi rispondiamo. A noi pare, e così dee parere a ciascuno che sottilmente riguarda, che la giovane ami l’uno, e l’altro non abbia in odio ma per più il suo intendimento tener coperto, fece due atti contrarii, come appare, e ciò non sanza cagione fece, ma acciò che l’amore di colui cui ella amava più fermo acquistasse e quello dell’altro non perdesse: e ciò fu saviamente fatto. E però venendo alla nostra quistione, la quale è a quale de’ due sia più amore stato mostrato, diciamo che colui a cui ella donò la sua ghirlanda è più da lei amato. E questa ne pare la ragione: qualunque uomo o donna ama alcuna persona, per la forza di questo amore portato è ciascuno sì forte obligato alla cosa amata, che sopra tutte le cose a quella disidera di piacere, né a più legarla bisognano o doni o servigi; e questo è manifesto. Ma veggiamo che chi ama, la cosa amata, in qualunque maniera puote, di farsela benigna e suggetta s’ingegna in diversi modi, acciò che quella possa a’ suoi piaceri recare, o con più ardita fronte il suo disio dimandare. E che questo sia come noi parliamo, assai la infiammata Dido con le sue opere cel palesa, la quale, già dell’amore d’Enea ardendo, infino a tanto che essa con onori e con doni non gliele parve aver preso, non ebbe ardire di tentare la dubbiosa via del dimandare. Dunque la giovane colui cui essa più amò, quello di più obligarsi cercò: e così diremo che quelli che ’l dono della ghirlanda ricevette, colui sia più dalla giovane amato -.