Favole (La Fontaine)/Libro terzo/II - Le Membra e lo Stomaco

Libro terzo

II - Le Membra e lo Stomaco

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro terzo

II - Le Membra e lo Stomaco
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Del potere Regal (a cui quest’opera
devoto sottometto)
lo Stomaco mi sembra essere imagine,
se lo si guarda sotto un certo aspetto.
E invero se lo Stomaco
patisce, sen risente il corpo intero:
e lo dimostra vero
delle membra ribelli il vecchio apologo.

Non volendo servir sempre allo Stomaco,
prese le Membra un dì dal malumore,
giuraron di far sciopero,
e sull’esempio stesso del padrone
darsi alla bella vita del signore.

- Ser Stomaco, - dicean, - vive pacifico,
e a lavorar noi siamo bestie nate.
A lui, soltanto a lui, se c’è, il boccone,
a noi fatiche, pene, bastonate.
Oh provi un po’, se in via straordinaria,
può rassegnarsi anch’egli a viver d’aria -.

Il far nulla è un mestier subito fatto;
ed ecco che le braccia si rallentano,
le mani più non stringono,
le gambe si abbandonano,
e in quanto a messer Stomaco,
s’ingegni, se vuol esser soddisfatto.

Ma le Membra, non men che se morissero,
un gran languor provaron tutto a un tratto.
Il sangue più non si riversa al core,
soffre e perde ogni parte ogni vigore.
Così vedono allora
che pur colui che prima parve inutile
al ben di tutti quanti anch’ei lavora.

Così la Regia Maestà ridona
alla social famiglia
ciò che alle membra sue sottragge e piglia.
Tutti per essa e tutti traggon d’essa
soccorso e vita a una maniera istessa.
Essa nutre l’artefice e il mercante,
paga il soldato, onora il magistrato,
e dello stato scende a tutte quante
le parti, e vita desta in ogni lato.

Alla plebe di Roma un dì Menenio
mostrava questa bella verità.
- Come? - gridava malcontento il popolo, -
al Senato il poter, gli onor, le cariche,
denari ed ogni illustre dignità,
e a noi già nudi e miseri
tributi, imposte, guerre e povertà? -
E già le mura dell’antica patria,
per altra terra sconsigliato e menno
avrebbe abbandonate:
ma con parole ornate il buon Menenio,
narrando questo suo famoso apologo,
la turba ricondusse a miglior senno.