La nominanza è spesso sulle dita
del caso e vien dal caso anche la gloria,
questa è l’antica istoria
di tutti i tempi, ove raggiri e cabale
e pregiudizi reggono la vita.
Non c’è rimedio, il meno è la giustizia
a questo mondo, e a guisa di torrente
scorron le cose irreparabilmente.
Una donna facea la pitonessa
a Parigi e la gente affascinata
correva per qualunque buccicata
a consultare la sacerdotessa.
Chi perdeva uno spillo od un amante,
chi voleva sbrigarsi d’un eterno
marito, una gelosa ed altre tante
e tanti, o chi volea strappare un terno,
andavan dalla celebre Indovina
ad invocar le magiche parole,
ed essa con un’arte sopraffina
di dire a ciaschedun ciò ch’egli vuole,
con segni indiavolati e petulanza,
travestendo la zotica ignoranza,
seppe alfine ottenere il gran miracolo
di passar fra la gente per oracolo.
Sebbene quest’oracolo la bocca
aprisse in cima a un povero solaio,
pure attirava tanta gente sciocca,
che misurò i denari collo staio.
Il marito divenne cavaliere,
si cangiò casa, si fe’ l’arte in grande,
ma in mezzo ai candelabri, alle specchiere,
la maga barattò le noci in ghiande.
Un’altra donna intanto, che innocente
è di magia, venuta in quell’oscura
soffitta, vede accorrere la gente
a farsi dir la solita ventura.
Donne, fanciulle e conti e servi e serve,
era un continuo andare e ritornare.
Invan la donna cerca protestare
ch’essa non fa la strega, a nulla serve
ogni protesta, e il dir di non volere.
Bisogna profetar, fare gl’incanti,
e pigliar più denari col mestiere
che un avvocato non ne piglia tanti.
Aiutava, dirò, la messa in scena,
un manico di scopa e quattro storte
sedie, e quell’aria di miseria piena,
che puzzava di sabato e di morte.
L’altra donna ben presto vide il guaio
di non aver salvata l’apparenza:
la fede era rimasta sul solaio.
È l’insegna che fa la concorrenza.