Favole (La Fontaine)/Libro settimo/II - Il mal maritato

Libro settimo

II - Il mal maritato

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro settimo

II - Il mal maritato
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Se la bellezza andasse ognor congiunta
colla bontà del cor, prometto a Dio
che prendo moglie domattina anch’io.
Ma il bello e il buono, ahimè! fanno divorzio
sovente e tanto rare
sono l’anime belle in care forme,
che meglio è tralasciare.

Di quanti veggo matrimoni, alcuno
non è che mi concilii con Imene,
anzi di quattro quarti almen degli uomini
che stendono le braccia alle catene,
di non pentito non trovai veruno.
E per non dir di tutti
dirò solo di un tal che la gelosa
donna avara, crucciosa e tormentosa,
s’ei volle uscir da orribili tormenti,
dovette rimandare a’ suoi parenti.

Nulla poteva contentar costei,
nulla era bello e mai degno di lei.
A letto ci si andava troppo presto,
e troppo tardi si scendeva poi.
O bianco o nero che faceste voi,
o bigio, era la stessa cantilena
mattina e sera. I servi arrovellavano
e lo sposo n’avea la zucca piena.

A sentirla, davver era un tormento.
- Lui non pensa, non fa, non guarda a nulla.
Lui corre, lui sonnecchia,
lui questo, lui codesto ogni momento... -
Infin che il pover’uomo,
quando n’ebbe ben ben rotta l’orecchia,
la rimandò in campagna presso i suoi
a far la ninfa in mezzo all’oche e ai buoi.

Dopo un bel pezzo a casa la ripiglia,
sperando che le sian passati i grilli:
- Ebben, mia dolce Filli,
v’è piaciuta dei campi l’innocenza
e il soggiorno seren della famiglia?
- Ah non parlarne! È cosa, -
ella risponde, - indegna, vergognosa,
veder la gente oziosa, inetta e senza
premura per la casa e per gli armenti.
Questi servi non sono più indolenti.
E perché volli un po’ farmi sentire
non ti dico il furore e l’odio e l’ire.

- O cara mia, - riprese allor lo sposo, -
se il vostro umor è sempre agro e rabbioso,
che nol posson soffrire anche i bifolchi
quando un momento tornano dai solchi,
come regger potranno tutto il giorno
i vostri servi che vi stanno intorno?
E come non ne avrà le calze rotte
quel povero marito
che voi volete insieme anche la notte?
Tornate a casa vostra: e se pentito
vi chiamerò per mio tristo destino,
possa morire e avere nell’inferno
due donne come voi sempre vicino
in mio castigo eterno.