La dea Discordia si tirò lo sdegno
dei Numi tutti per cagion di un pomo.
Discacciata dal ciel, scese nel regno
dell’animal che prende il nome d’Uomo,
dove fu tosto a braccia aperte accolta
in un con suo fratel Che-sì-che-no,
e con suo padre Roba-data-e-tolta.
Scelse il nostro emisfer per sua dimora,
ché l’altro, giù, agli antipodi,
è così rozzo ancora,
che la gente vi nasce e si marita
senza imbrogli di preti e di notari,
che son della Discordia i segretari.
La Fama messaggiera a lei si presta
per mandarla ove il caso la richiede,
e la Discordia lesta,
destando incendio dove son scintille,
va per città, per ville,
ed alla Pace rapida precede.
Alfin la Fama, che si sente stanca
di cercar questa pazza irrequïeta,
che va di qua e di là senza una mèta,
per poterla trovare all’occorrenza
le consigliò di eleggere
in qualche luogo stabil residenza,
dove potrebbe sulla tarda notte
mandarla ad alloggiare
chi volesse un momento respirare.
In casa d’Imeneo,
vale a dire di gente maritata
(non v’eran chiostri femminili allora),
fu Discordia per sorte ricovrata,
e vi rimane ancora.