D’una fonte nel liquido cristallo,
con suo dolore ed ira
esclama un Cervo, mentre si rimira:
- Quale contrasto, oh vedi,
fra la mia testa e i piedi!
Mentre le corna i bei rami dispiegano
come una selva, ahimè!
i piedi sono asciutti come legni,
per quel ch’io veggo, e non degni di me -.
Un can, mentr’ei si duole,
uscendo a un tratto, tronca le parole.
Il Cervo presto, via,
nei boschi per un pezzo si fuggìa.
Se non che noia e danno
le belle corna a un bel fuggir gli fanno,
inutil benefizio
che in testa gli regala il Cielo ogni anno,
e che de’ piedi intralciano il servizio.
Questo Cervo, che si specchia
alla fonte, ti fa prova
di non poche genti insane,
che disprezzan ciò che giova
per amor di cose vane.