Ad un vicin mercato due Compari,
a corto di denari,
vendettero d’un grande Orso la pelle,
d’un Orso, ben inteso,
che non aveano ucciso ancor né preso.
A sentirli, degli orsi era il campione,
e la pelle soltanto una fortuna
da foderar non una,
ma due zimarre contro il più ribelle
freddo della stagione.
Prometton che in due dì saranno pronti
la pelle a consegnar, non altrimenti
che la pelle trattassero d’un fico.
E senza fare i conti
coll’Orso, vanno in traccia dell’amico.
Vanno, ed ecco che subito si affaccia
la belva che galoppa e mostra i denti.
Contratto addio! non è quello il momento
di far affari colla bestïaccia,
ma di scappar... e scappan come il vento.
L’uno svelto s’arrampica su un albero,
l’altro si butta in terra colla faccia,
e fa il morto, non fiata, avendo udito
che l’orso con chi puzza di cadavere
di rado si è mostrato inferocito.
- Puzza da morto, andiamo, -
disse l’Orso e nel bosco si rintana.
Un degli amici scende allor dal ramo
e coll’altro di cuore si congratula
che ancor la sia passata così piana.
- E non t’ha della pelle anche discorso
quando il muso all’orecchio avvicinò?
- No, no, ma disse, se non ho frainteso,
che non bisogna vendere dell’orso
la pelle mai prima d’averlo preso.