Favole (La Fontaine)/Libro quarto/V - L'Asino e il Cagnolino
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Solo ai pochi che il Ciel ha in maggior cura
è dato il dolce dono di natura
d’esser cari e simpatici.
Contro il suo genio invan altri s’ingegna
di comparir amabile.
Un spaccalegna è sempre un spaccalegna.
Un Asino già fu, conta la favola,
che, pensando di rendersi simpatico,
disse un giorno fra sé:
"Il Cagnolin, perché piccino, è il frugolo
de’ padroni, che in grembo se lo stringono,
e giusto ciò non è.
A lui bocconi prelibati e zucchero,
perché sa dar la zampa al suo padrone,
e per ogni smorfietta una carezza:
e a me, perché son bestia non avvezza
ai complimenti, sugo di bastone".
Così disse fra sé la grossa bestia,
e un dì che il suo padron sedeva a tavola,
alzò una brutta zampa, e colla musica
più soave che ciuco modulò,
al padroncin la guancia carezzò.
- Oh! oh! quale carezza! oh quale musica!
Olà, Martino, olà -.
Martino accorre e subito
ballar con altra solfa me lo fa.