(Al signor duca di Borgogna)
Come avvien che del suo stato
non vi sia nessun contento?
Dal soldato spesso sento
invidiato
chi vorrebbe esser soldato.
Che una Volpe cerchi e voglia
far da lupo è naturale,
ma chi sa che non esista
qualche Lupo originale,
che in suo cor non trovi bello
il mestiere dell’agnello?
Fanciulletto questa cosa
hai narrato in bella prosa,
o gentil principe mio.
Oggi indarno provo anch’io,
vecchio bianco, all’argomento
far coi versi un ornamento.
Ardua impresa a quei che esprime
coll’impaccio delle rime
dare il garbo e dar quel sale
che tu versi naturale.
Pastor semplice qual sono
sulle canne io canto e suono,
e sebben non sia profeta,
il dover però m’incombe
in tua gloria un dì poeta
di dar fiato anche alle trombe.
Scritto è in ciel, e scritto è il vero,
che del principe cortese
le famose e grandi imprese
desteran più d’un Omero.
Il tuo core non c’incolpi,
se, lasciando i grandi eroi,
nel frattempo cantiam noi
lupi e volpi.
Disse al Lupo una Volpe: - O buon amico,
per il mio desinar non ho di solito
che qualche gallinetta o qualche antico
gallaccio miserabile
che a guardarlo ti toglie l’appetito.
In questo affar tu sei meglio servito,
e mentre intorno alle cascine io ronzo,
più libero tu vai pei boschi a zonzo.
Insegnami il mestier, Lupo mio bello,
e fa’ ch’io sia la prima di mia gente
ad assaggiar la carne d’un agnello.
Vedrai che ti sarò riconoscente.
- Va ben, - rispose il Lupo, - è giusto morto
un lupo mio fratello,
andiamo e vestirai del vecchio morto
il ruvido mantello -.
E vanno, e dice il Lupo: - A te, mia cara,
a far la nuova parte adesso impara,
se vuoi sfuggire al fino accorgimento
dei cani dell’armento -.
La Volpe, tolta la sua pelle nuova,
ripete del maestro la lezione,
stenta in principio, ma prova e riprova,
impara il suo mestier a perfezione.
Quand’ecco arriva un gregge. Entra il novello
Lupo e vi sparge subito il terrore,
come Patròclo il dì, quando lo vide
entro l’armi vestito del Pelide
il popolo troiano, e vecchie e nuore
e madri tutte corsero a gridare
ai piedi dell’altare.
Così credette il popolo belante
veder cinquanta lupi in quell’istante.
Cani, pastori e pecore
fuggon lasciando un agnellino in pegno
che il falso lupo non pigliava a sdegno.
Se non che sul più buono,
udito un gallo a far chicchiricchì,
la Volpe pianta lì
la lezione, la pecora e il maestro,
e corre dietro di natura all’estro.
Che vale contraffare di natura
l’ingegno ed il formarsi un’illusione?
La vita all’artificio poco dura
e scatta sulla prima tentazione.
Da te, mio giovin principe,
ho preso l’argomento,
ho preso il sentimento e tal e quale
dialogo e morale.