Favole (La Fontaine)/Libro decimo/V - L'Avaro e il suo Compare

Libro decimo

V - L'Avaro e il suo Compare

../IV - I Pesci e lo Smergo ../VI - Il Lupo e i Pastori IncludiIntestazione 16 ottobre 2009 50% raccolte di fiabe

Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro decimo

V - L'Avaro e il suo Compare
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Per l’ignoranza grassa ch’è compagna
dell’avarizia, un pidocchioso Avaro,
non sapendo ove mettere il denaro
che ogni giorno sul vivere sparagna,
di nasconderlo pensa in un cantone,
dicendone a un compare la ragione:

2- La roba tenta, e se io la tengo presso,
questo denar potrebbe finir male.
Goderlo è un rovinare il capitale
ed io divento il ladro di me stesso.
- Il ladro? - gli rispose il suo Compare. -
Godere, amico mio, non è rubare.

3Mi fa pietà vederti in quest’affanno,
e se un saggio consiglio ancor l’intendi,
il bene vale in quanto tu lo spendi,
o non è che un inutile malanno.
Vuoi dunque accumular per un’età
che non sei certo ancora se verrà? -

4E seguitava a dir quell’uom sincero
che l’oro perde il suo valor, se chiede
tanta fatica e in quei che lo provvede
e in quei che lo conserva nel forziero.
Ma il nostro Avar non cede, e in compagnia
del suo Compare tacito si avvia

5ad una vigna un po’ di là remota,
dove il fardel depongono prezioso.
Passato un mese il nostro pidocchioso
torna e non trova che la tana vuota,
e, immaginando subito l’artiglio,
cerca il compagno suo del buon consiglio.

6E: - Amico, - dice, - andiam, andiamo presto
a quel luogo laggiù. Ci ho molte lire
ancora ch’io vorrei porre a dormire
coll’altre. - Va benone -. E il ladro onesto
a riporre il tesor corre e propone
di prender dopo il tutto e la frazione.

7Ma questa volta il gonzo fu più fino,
ché si tenne con sé tutto il denaro
per goderlo e cessò d’essere avaro.
Come restasse il ladro poverino
innanzi al buco è inutil ch’io lo dica.
Rubare ai ladri non si fa fatica.