X. Di una donna che ingannò suo marito

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
X. Di una donna che ingannò suo marito
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Di una donna che ingannò suo marito.


Pietro, mio compatriota, narrommi un giorno una assai piacevole istoria di un’astuzia che una donna ebbe. Egli aveva relazione con la donna di un villano poco furbo, il quale per fuggire da’ creditori passava [p. 23 modifica]molto spesso la notte ne’ campi. Una sera che l’amico mio era colla donna, il marito, verso il tramonto, improvvisamente tornò a casa. La donna allora, nascosto prontamente l’amico sotto il letto, si fe’ a rimproverare acerbamente il marito, perchè era tornato, dicendo che in quel modo egli volea farsi mettere in prigione: “Poco fa, disse, i fanti del Podestà sono venuti per prenderti e condurti in prigione, e hanno tutta la casa perquisita; io ho detto loro che tu di solito passi fuori di casa la notte, ed essi se n’andarono, minacciando però di ritornare ben tosto.” Il pover’uomo atterrito, cercava il modo di andarsene, ma a quell’ora le porte della città eran chiuse. E la donna: “Che vuoi tu fare, infelice? Se ti pigliano, è fatta. E siccome egli tremante la chiedeva di consiglio, essa pronta all’inganno: “Monta, dissegli, su questa colombaia; tu starai qui questa notte, io chiuderò al di fuori l’imposta, e toglierò la scala, affinchè nessuno possa sospettare che tu sei là.” Obbedì egli al consiglio della donna, la quale, chiuso al di fuori lo sportello, affinchè non potesse egli più escire, e tolte le scale, trasse l’amante dal nascondiglio. Questi fingendo che i fanti del Podestà fossero ritornati, vocianti in gran numero, e la donna ancora che pregava pel marito, finirono con colmar di terrore il pover’uomo nascosto; poi, quetato il tumulto, entrambi in letto si coricarono e diedero a Venere la notte; il marito rimase fra lo sterco e i piccioni.