Esatta relazione dell'orribile terremoto di Cagli
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ESATTA RELAZIONE
DELL'ORRIBILE TERREMOTO DI CAGLI
A
lle ore 11., e qualche minuto della Mattina delli 3. Giugno 1781. prima Festa di Pentecoste scoppiò in Monte Nerone pochi miglia distante dall’Antica Città di Cagli una ben gagliarda scossa di Terremoto sucussoria nella sua origine, ed ondulatoria nel progresso, e fine, la quale con universal terrore durò poco meno di un quarto d’ora. Rimase quindi atterrata la gran Cuppola, li due Cappelloni laterali, la parte anteriore del Volto del Coro, e di quello della Navata di mezzo della Maestosa Cattedrale eretta circa un Secolo a quella parte con immensa spesa da quel Popolo. Salvaronsi miracolosamente i Canonici, che stavano cantando il Mattutino col loro zelantissimo Pastore Monsig. Agostino Lodovico Bertozzi. Sebbene si trovassero tra una tempesta di Sassi, che precipitò loro sopra dall’alto Edificio, rimase per altro vittima del Divino flagello il Canonico Giovanni Ugulinucci, che celebrava l’Incruento Sacrifizio al Cappellone Granducale intitolato di S. Gio. Battista, e col medesimo perirono oltre due Chierici, che vollero fuggir dal Coro circa cento cinquanta Persone d’ogni Ceto, sendosi fatto sull’istante un’ammasso di macerie sormontante l’altezza del Pulpito. Ne sembri esaggerata l’espressione, mentre da Libri dell’Azienda di quella Chiesa raccogliesi, che la sola Cuppola, non compresi li Cappelloni, e Volto del Coro diroccato, costava oltre le Pietre di ventotto mila mattoni ben grossi. L’intera Città rovinò quasi affatto, non essendovi più Casa in modo veruno abitabile, e ben cinquanta ne furono uguagliate al suolo con morte di quindici Persone, oltre molti feriti. Li Religiosi Domenicani, Conventuali, Cappuccini, e Zoccolanti per l’Eccidio de’ respettivi Conventi sono al punto di ritirarsi in altri Paesi; E le Sagre Vergini Benedettine, Clarisse, e Domenicane saranno a momenti ripartite ne’ Monasteri de’ respettivi Ordini. Sul momento s’intorbidorono i due Fiumi Bosso, e Burano, che bagnano la desolata Città, ed allo stesso Fenomeno soggiacquero tutte le Fonti, da alcuna delle quali hanno anco deviate le acque. Molta Popolazione ha già abbandonata la Patria, ed il rimanente col Vescovo abita all’aperta Campagna sotto le Tende, ove celebransi anche li Sacri Misterj. Si fanno continue Orazioni, e Processioni di Penitenza, ma il Divin castigo dopo otto giorni non cessa ancora, continue sono le scosse numerose fino di 30. al giorno, ed atterrisce il ruggito quotidiano della Montagna, che a relazione di alcuni Montanari ha aperto in certo luogo un Vulcano. In simili luttuose circostanze si è reso molto commendabile l’amore delle vicine Città di Urbino, Gubbio, e Pergola, che hanno esibito agl’afflitti Cagliesi soccorso di contante, e di Gente; Spediron loro Provvisioni di Vettovaglie troppo necessarie in un Paese, ove non esistano più Forni, ne trovasi chi voglia cimentarsi a panizzare frà le diroccate Fabbriche, e tal’esempio è stato seguito dalle due Terre di Cantiano, e S. Lorenzo in Campo. Tutta la Diocesi ha patito moltissimo, non poche Chiese Parrocchiali sono cadute a terra, ed in S. Donato della Carda vi è perito il Curato con 113. Persone. Le Case de’ Contadini, e Ville, massime dalla parte del Monte sono quasi tutte diroccate colla morte di circa 1000 Persone, ed il Feudo del Piobbico, e la Terra di Appecchio ha affatto diroccato con strage di quasi l’intera Popolazione. La Città di Urbino ha patito alquanto, e più S. Angelo in Vado. E per ultimo in Palcano, Villa del Cantianese presso la Via Flaminia vi sono perite 42. Persone, ed altre 75. sono rimase gravemente ferite. In somma per l’estensione di molte miglia tutto è orrore, strage, e desolazione.
SINIGAGLIA; Nella Stamperia di Settimio Stella )(1781.)( Con permesso.