Er vino e ll'acqua

Giuseppe Gioachino Belli

1834 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Er vino e ll'acqua Intestazione 14 maggio 2025 75% Da definire

Un bèr gusto romano Li bbattesimi de l'anticajje
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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ER VINO E LL’ACQUA.

     Io nun pòzzo[1] soffrì ttutte ste lite[2]
Ch’hanno sempre da fà Cciocco e Ffreghino,
Si[3] cche ccosa è ppiù mejjo, o ll’acqua o ’r vino.
Du’ parole e sso’[4] ssubbito finite.

     Chi lloda l’acqua, io je direbbe: “Dite:
Pe’ bbeve[5] un mezzo,[6] ve sce vò[7] un lustrino.[8]
Pe’ un bicchier d’acqua poi cór cucchiarino,[9]
V’abbasta un mille grazzie, e vve n’usscite.

     Dunque che vvale ppiù? cquella ch’allaga
Piazza-Navona[10] aùffa,[11] e cce se ssciacqua
Li c......, o cquell’antro che sse[12] paga?

     E ffinarmente, a vvoi:[13] cqua vve do er pisto.[14]
Ch’edè,[15] ssori cazzacci, er vino o ll’acqua,
Che vve pò ddiventà ssangue de Cristo?.„

22 giugno 1834.

Note

  1. Posso.
  2. Queste liti.
  3. Se.
  4. Sono.
  5. Per bere.
  6. Un mezzo boccale.
  7. Vi ci vuole.
  8. Mezzo paolo d’argento. Un grosso. [Poco più di cinque soldi.]
  9. Per beffare coloro che al caffè non prendono mai cosa alcuna, si dice che ordinano un bicchiere d’acqua col cucchiarino.
  10. Si allude all’allagamento di detta piazza che si fa in ogni sabato e domenica di agosto.
  11. Gratis. Vedi nota... [6] del sonetto... [Le bbagarine, 2 dic. 33].
  12. Si.
  13. A vvoi: quasi: “orsù concludiamo.„
  14. Qua vi sconfiggo, vi confondo. [Da pistà, pestare.]
  15. Che è.