Er presepio de li frati

Giuseppe Gioachino Belli

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L'avaro ingroppato Panza piena nun crede ar diggiuno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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ER PRESEPIO DE LI FRATI.

 
     Sémo stati a vvedé ssu a la Rescèli1
Er presepio, ch’è ccosa accusì rrara,
Che ppe’ ttiené la ggente che ffa a ggara
Ce sò ssei capotóri2 e ddu’ fedeli.3
              
     L’angeli, li somari, li cammeli,
Si li vedete, llì stanno a mmijjara:
C’è una Grolia,4 che ppare la Longara;5
E cce se pò ccontà lli sette sceli.6

     Indietro sc’è un paese inarberato,7
Dove sarta sull’occhi un palazzino,
Che ddev’èsse la casa der curato;

     E avanti, in zu la pajja, sc’è un bambino,
Che mmanco era accusì bbene infassciato
Er fio de Napujjone8 piccinino.

Roma, 27 dicembre 1832.

Note

  1. La chiesa di S. Maria in Aracoeli sul Campidoglio, di cui vedi i sonetti... [Le Cchiese ecc., 15 genn. 32, nota 27; Er Presepio ecc., 12 detto; e parecchi altri]. Essa è di giurisdizione del popolo romano rappresentato dai Conservatori.
  2. Milizia capitolina, come suona il nome. Essa è formata dai capi d’arte della città e incede in uniforme rosso. Non sono però né in numero né di spiriti da dare gelosia a chi tutto il potere del Campidoglio usurpò.
  3. Famigli della Camera Capitolina de’ Conservatori di Roma, vestiti d’una curiosa livrea gialla e rossa. Sono essi tutti di Vitorchiano, uno de’ quattro feudi del popolo romano, e traggono il loro nome e la loro esistenza da una origine storica, come si vuole, dell’antica Roma. [“La vera origine dei Fedeli è questa. Circa il 1262, regnando Urbano IV, il Comune di Vitorchiano fu dal Senato Romano, per sue urgenze, impegnato a Giovanni degli Annibaleschi patrizio romano, per la somma di scudi 2400. Riluttando i Vitorchianesi d’esser venduti ad un privato barone, vollero a proprie spese redimersi pagando del proprio all’Annibaleschi non solo la sopra indicata somma, ma anco un’altra di poco inferiore. Il soddisfecero inoltre del suo onorario pel tempo in cui aveva pel Senato amministrato, e del denaro da lui speso pel restauro delle mura castellane. Tornati con atto si spontaneo e generoso alla soggezione dell’inclito Senato Romano, questo in pegno di grato animo decorò Vitorchiano del titolo di Fedele, e fra le altre cose ordinate ad onoranza e beneficio della fedele Città, volle ritenere a proprio servigio dieci individui nativi di quel Comune, uno in qualità di maestro di casa, ed altri nove col nome di Fedeli, i quali eletti e nominati dal pubblico dovessero riceversi dalla Romana Magistratura per essere servita (RICCHI, Reggia de’ Volsci, cart. 365). Questa convenzione fin d’allora adottata, fu confermata in appresso ai 18 dicembre 1520 con rogito notarile, stipulato solennemente nella grande Aula Capitolina, e sanzionato in perpetuo con breve apostolico del 16 febbraio 1623 dal pontefice Gregorio XV., C. MAES, Curiosità Romane; parte terza; Roma, 1885; pag. 129-30.]
  4. Gloria. Cosi chiamasi nei presepi un direi quasi imbuto di nuvole, in fondo alle quali scorgesi il Padre Eterno col suo triangolo dietro al capo, chiamato dal popolo il cappello a tre pizzi del Padre Eterno.
  5. Via di Roma, che corre tra il Tevere e il Gianicolo, dalla Porta di Settimio Severo (Settimiana) a quella di Leone IV (di S. Spirito), restate senza alcuno ufficio dopo l’addizione della Città Leonina al Transtevere e a Roma, fatta da Urbano VIII.
  6. Numero preciso de’ cieli del Cristianesimo.
  7. Inalberato; posto nell’alto.
  8. [Il figlio di] Napoleone.