Er povèta a l'improviso

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Er povèta a l'improviso Intestazione 30 aprile 2024 75% Da definire

La notte dell'Asscenzione Le donne bbone, e le bbone donne
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER POVÈTA A L’IMPROVISO.

     Er Lanarino1 è bbravo: io sciacconzento.2
Ma ssi ssentissi3 tu a li Tre Mmoretti4
Er zoppo che futtuto farzamento5
Je dà, cce resteressi6 a ddenti stretti.

     Eh, sse discurre, cristo pe’ li tetti!,
Che jjerzera, accusì ppe’ ccomprimento,
Bbuttò ggiù ccert’ottave de sonetti,
Ch’er Tasso sciavrìa7 fatto un istrumento.

     Cantò ’na qualità de povesia,
Che ppareva ch’Appollo e tutt’er Monte
Parnaso fussi entrato all’osteria.

     Sce fesce la cascata de Fetonte,
La morte de Sanzone e dde Golia,
Muzzio Scevola all’ara e Orazzio ar ponte,

                              La bbarca de Caronte,
Er vol de Cruzzio8 drent’a la voraggine,
E l’incennio de Roma e dde Cartaggine.

Roma, 15 maggio 1833.

Note

  1. Un famoso improvvisatore da bettola. Vedi la Prefazione.
  2. Ci acconsento.
  3. Se sentissi.
  4. Nome di una osteria.
  5. Dar falsamento equivale al “superare in valore.„
  6. Ci resteresti.
  7. Ci avrebbe.
  8. Curzio.