Er dilettante de Ponte
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER DILETTANTE DE PONTE.1
Vièngheno: attenti: la funzione è llesta.2
Ecco cór collo iggnudo e ttrittichente3
Er prim’omo dell’opera, er pazziente,
L’asso a ccoppe, er ziggnore de la festa.
E ecco er professore che sse4 presta
A sservì da scirùsico a la ggente
Pe’ ttre cquadrini,5 e a tutti ggentirmente
Je cura er male der dolor de testa.
Ma nno a mman manca, no: ll’antro a mman dritta.
Quello ar ziconno posto è ll’ajjutante.
La proscedenza aspetta a mmastro Titta.6
Volete inzeggnà7 a mmé cchi ffà la capa?8
Io cqua nun manco mai: so’ ffreguentante;
E er boia lo conosco com’er Papa.
29 agosto 1835.
Note
- ↑ Per Ponte, detto così assolutamente, intendesi il Ponte S. Angiolo. La piazza sulla quale esso si apre è uno dei luoghi ove si eseguisce la giustizia contro i malfattori.
- ↑ È vicina.
- ↑ [Dal verbo tritticà, che significa: “tentennare.„]
- ↑ Si.
- ↑ Molto ben pagato è il carnefice, ed in qualunque servizio del suo mestiere gode di vari e bei profitti. Si vuole però che l’atto della uccisione del paziente siagli pagato tre quattrini, cioè 3 centesimi della lira romana (il papetto), a dimostrare la viltà dell’opera. [Ma non è vero. V. i curiosi documenti raccolti dall’Ademollo nelle Annotazioni di mastro Titta ecc.; Lapi editore, 1886; pag. 37, 40, 98-107.]
- ↑ Ogni carnefice è dai romani chiamato mastro Titta. [Ciò non è esatto. V. la nota 8 del sonetto: Una bella mancia, 24 genn. 33.]
- ↑ Insegnare.
- ↑ Capo, detto qui capa alla napolitana.