Giuseppe Gioachino Belli

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Er legator de libbri Er lunario
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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ER CAMPO

     E ar campo, e ar campo, e ssempre co’ sto campo
Tutti quanti li santi ggiuveddì!
Nun zai che ar campo dar campà ar morì,
Sscemunito che ssei, ce corre un lampo?

     Dichi che le pavure io me le stampo?
Bbe’, mme le stampo, me le stampo, sì;
Ma ssi1 un giuvenco te dà addosso, di’,
Chi tte difenne? indove trovi un scampo?

     Cosa te servirà ttanta ruganza,
Si2 una vaccina co’ cquer par de penne
Te viè a scrive3 una lettra4 ne la panza?

     Da’ rretta a le parole de le vecchie.
Sentisse5 attorno quelle du’ faccenne,6
Fijjo, sò7 bbrutte purce8 in ne l’orecchie.

27 settembre 1835

Note

  1. Se.
  2. Se.
  3. Ti viene a scrivere.
  4. Lettera.
  5. Sentirsi.
  6. Quelle due faccende, que’ due ordigni: le corna insomma.
  7. Sono.
  8. Pulci.