Er Papa cappellaro

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Er Papa cappellaro Intestazione 5 maggio 2025 75% Da definire

Piazza Navona Er tempo bbono
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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ER PAPA CAPPELLARO.[1]

     Bbenedetto sia sempre quelle scianche[2]
Che cce portorno er Papa Cappellaro!
Ammalappena ch’io sentii lo sparo,[3]
Disse: ecco a Rroma le gabbelle franche.[4]

     Ce l’ha mmannato[5] un angiolo! e cquann’anche
Nun fossi[6] bbono de trovà un ripparo
A li guai nostri, è ssempre un Papa raro,
Più dd’un bon oste e dde le mosche bbianche.

     Suda frascico,[7] e ppiaggne, e sse dispera,
Arrocchia[8] editti, e impasta, e inforna e sforna,
Pe’ bbuttà ttutto ggiù cquello che cc’era.

     Ma, oh ddio, vò rrinunzià! cché nnun je torna[9]
De fà sta vita da matina a ssera,
Pe’ ccosa poi? per avé mmazza e ccorna.[10]

Roma, 2 febbraio 1833.


Note

  1. [Gregorio XVI, prima Mauro Cappellari. Come cappellaio in Toscana, così cappellaro a Roma si dice anche di chi è facile a pigliare il cappello, a impermalirsi.]
  2. Gambe.
  3. Del Castello, annunziatore della elezione.
  4. [V. il sonetto: La scopa nova, 7 genn. 33.]
  5. Mandato.
  6. Fosse.
  7. Fracido: suda a profluvio.
  8. Arrocchiare: fare con abbondanza e precipitazione alla meglio o alla peggio.
  9. Tornare: in questo senso vale: “trovare il suo conto.„
  10. Danno e scorno.