Er Corzo arifatto
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
ER CORZO ARIFATTO
Ggià cche ssemo cascati in sto discorzo,
Chi dde li nostri vecchi s’aricorda
Che ssii vienuta mai l’idea bbalorda
De scirconnà dde chiavichette er Corzo?1
Tratanto, pe’ sto sfasscio, uno c’abborda
A le bbotteghe, ha da strillà ssoccorzo
S’un pontiscello ppiù stretto d’un torzo,
Come che ffussi2 un ballerin’in corda.
Nun c’era prima er chiavicon de Fiano?
Nun c’era er chiavicon de l’Incurabbili,
E ’r chiavicon der Colleggio Romano?3
Nun bastaveno ppiù ttre cchiaviconi,
Bbellissimi, grannissimi e pparpabbili
Peggio de tre ttrapassi de portoni?
11 aprile 1834
Note
- ↑ Si allude alla attuale nuova livellazione della Via del Corso, fiancheggiata di due uniformi marciapiedi a gradino, lungo i quali ricorrono a brevissime distanze due linee di bocchette destinate a ricevere gli scoli della strada.
- ↑ Come se fosse, ecc.
- ↑ Le due rimosse chiaviche, una incontro al Palazzo Ottoboni de’ Duchi di Fiano e l’altra presso la principale entrata dell’Ospedale di S. Giacomo, de’ così detti Incurabili, e la terza conservata ad un angolo della Fabbrica del Collegio-Romano, contigua al Corso verso la Ripresa de’ Barberi. In queste tre sole chiaviche si scaricavano prima torrenti che lungo il Corso scorrevano in tempo di pioggia, e spesso così gonfi da impedirne l’accesso.