Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 106

Lettera 105 Lettera 107

[p. 110 modifica]no A FRATE TOMASO DELLA FONTE dell’ordine DE* PREDICATORI in SIENA.

I. Desidera vederlo attieni* con sè mede; aia appeso nel legno della santa croce, godendo de’patimenti ed avversità che gli venivano dal mondo.

II. L’esorta nd accettare nella religione un certo giovine detto Luca, raccomandandolo alla di In protezione.III.

L1 ’avvisa del desiderio e speranza cb

aveva d’acquistare anime a Dio.


Laudato sia il nostro dolce Salvatore..

voi, dilellissimo e carissimo in Crislo Jesù.

Io Catarina, serva inutile e vostra indegna figliuola, mi raccomando nel prezioso sangue del figliuolo di Dio. Con desiderio io desidero di vedervi, ma non senza me, sdrajato in sull’arbore della dolcissima

dilettissima croce: altro refrigerio non ci veggo, carissimo padre, se non di spasimarvi su con ardentissimo amore. Ine non saranno dimonia visibili, nè invisibili che ci possano tollere la vita della grazia, perocché, essendo levati in alto, la terra non ci potrà impedire, come disse la bocca della Verità: Se io sarò levalo in alto, ogni cosa trarrò a me, perocché il trae

[p. 111 modifica]il cuore e l’anima e la volontà con tutte le forze sue.

Adunque, dolcissimo padre, facciancene Ietto, perocché io godo ed esulto di quello che mi mandaste a dire, pensando che’l mondo è contrario a noi; dissi non so’ degna che esse mi facciano tanta misericordia, che esse mi donino il vestimento che ebbe il nostro dolcissimo Padre Eterno (A): bene, padre carissimo, che questa è poca cosa, e tanto poca cosa, che non è quasi cavelle. 0 dolcissima ed eterna Verità, dacci mangiare de’ bocconi grossi (B). Io non posso più, se non che io v’invito da parte di Cristo crocifisso, che forniate la navicella dell’anima vostra di fede e di fame. Come il maestro udì la vostra lettera (C), fece rispondere al compagno suo. Non so se l’avete avuta per sì fatto modo, che esse si potranno bene pacificare.

II. Di Luca vi rispondo, che quanto a me pareva il meglio, che elli si ricevesse per frate per più legame di lui, nondimeno ciò che ne pare a voi ed al priore io so* molto contenta diteli che non s’indugia più a vestire. Prego il nostro dolce Salvatore, che ve ne faccia fare quello, che sia più onore suo.

III. Sappiate, che io temo che non mi convenga passare l’obedienzia, perocché l’arcivescovo ha chiesto di grazia al generale (DJ, che io rimanga anco parecchi dì. Pregate quello venerabile spagnolo (£), che ci accatti grazia, che noi non torniamo vote, ma per la grazia di Dio, non credo tornare vota. Benediceteci tutte da parte vostra, e tutti vi ci mandiamo raccomandando.

Confortate e benedicete da parte di Jesù Cristo, e di tutte noi monna Lapa (F) e monna Lisa (G), e tutte, e tutti figliuoli, e figliuole nostre. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jésù amore.

Catarina serva inutile (FI). [p. 112 modifica]Annotazioni alla Lettera 106.

(J) II vestimento che ebbe il nostro dolcissimo Padre Eterno. È ben chiaro che pel dolcissimo Padre Eterno non intende la prima persona della santissima Trinità, ma il divin Figliuolo; ed a somiglianza di lui fatto uomo venne io terra calunniato e vilipeso ai rallegta d’aver contrario il mondo. Padre poi lo chinina, qui, come in altre lettere, per averci lui rigenerali: e anche eterno, perchè egli pure siccome Dio è coeterno al Padre.

Ili) Dacci mangiare de’ bocconi grossi. Cioè delle triboléfcioni, come s’ avvertì nelle annotazioni alla lettera io/;.

. (C) Come il maestro ndt la vostra lettera. Di tal nome è solita la santa di appellare Fra Giovanni Tantucci detto anche Giovanni 111 delPOrdine eremitano di sant’Agostìno, e maestro in divinità,’ di cui si è favellato, e più a disteso si favellerà di poi.

‘ KV) Perocché Varcivescovo ha chiesto di grazia al generale. Ponendosi mente ai viaggi della santa, che furono iu Toscana fuori di quelli. d’Avignone e di Roma, non può questo arcivescovo essere altri da quello in po: di Pisa; giacché a quel secolo era I’ unico che avesse la Toscana. Questo arcivescovo fu Francesco Rioricotto di Vico, detto anche de’ Prignani, che fu poi cardinale; ed a cui scrisse la lettera 3z. Il generale delPOrdine domenicano era a quegli anni frate Elia da Tolosa,’come s’avvertì ad altra occorrenza.

Indugiò la santa in Pisa parecch. mesi, trovrmdovisi dell’aprile e del settembre del 1375.

(«) Pregate filtrilo venerabile spagnolo. Cioè Alfonso già vescovo di Jean in Andalusia e poi romito, se male uon in’ appongo, ed nomo chiarissimo per virtù, e d’esso si favellerà nelle annotazioni alla lettera 117. (F) Monna Lapa. Questa fu la madre della santa, di cui a lungo favellasi nell* aggiunta alla vita." (G) Monna Lisa. Questa era cognata’di santa Caterina, e d essa favella con encomio onorevole il beato Raimondo, e si danno ampie notizie nell* aggiunta. .

(II) Catarina serva inutile. In tutte quante le lettere non y

sottoscritta di sorte veruna, salvo che in questa ed in un’ altra, o lasciate da quei che le trascrissero, o perché di verità la santa non osasse porre a pie’ della lettera il nome, paga d’ averlo posto al capo d’ ognuna d’esse, giusto il costume degli antichi. Queste po» che soscri/.ioni che s’ hanno, danno a divedere la maniera che ella lenea, quando alle lettere aggingnevn in fine il proprio nome, usando iermiui umili si, ua uon tanto ricercati, e cbc nulla punto significano.