Epistolario di Renato Serra/Alla madre - Bologna 1901

Alla madre - Bologna 1901

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Alla madre - Bologna 1901
Alla madre - 7 dicembre 1901 Alla madre - Bologna .... 1901

Bologna, ..... 1901.

Cara mamma,

spero che a quest’ora avrai ricevuto la mia cartolina, ed avrai visto dalla data del timbro postale che io te l’avevo scritta subito dopo aver ricevuto la tua lettera. Del resto ti potevi ben immaginare che se non arrivavano mie lettere dipendeva dalla posta: come hai potuto credere che stessi 8 giorni senza scrivere? E’ vero che sono trascurato e smemorato, ma è anche più vero che voglio bene a te e a tutti voialtri più che a qualunque altra cosa al mondo; e so troppo bene quanto tu staresti in pensiero se non ricevessi mie notizie, per on fare il piccolo sacrificio di scrivere una cartolina. E poi adesso son così solo qua, adesso che non ho nè meno la compagnia della camera come l’anno scorso, e se tu sapessi che piacere mi fanno, come mi sento tranquillo e rallegrato quando la posta mi porta una delle tue lettere, e quando converso un pò con te scrivendo! Del resto questa volta per quanto mi dispiaccia di averti fatto stare in pensiero, e d’averti fatto pensar male di me, sono poi contento perchè così ho potuto vedere il papà, e passare con lui tutta una mattina; che se no, non mi aspettavo certo di vederlo adesso. Il papà t’avrà già detto che sto bene, che ho molto appetito e che non ho bisogno di nulla; avrei voluto la maglia da ciclista, ma per dieci giorni ... Di’ con Nino che alla Virtus ho visto fare delle bellissime cose, ma che però io non ho imparato niente perchè perduto in mezzo a tanti elementi disparati, si lavora senza regola e senza metodo; alla sbarra non ho potuto far quasi nulla finora (e così alle paral....) perchè avevo il dito malato; ma ora che mi è quasi guarito spero d’imparare il salto a fioretto e il passaggio (chip-sanguettola); ai manubri - dove adesso non c’è nessun atleta in allenamento - mastico i 50 collo scatto, e di forza i 42 3 o 4 volte; colla sinistra stokko i 36; quando poi sarò a casa gli racconterò meglio quel che ho visto. A casa credo che ci sarò, come ho già detto al papà, agli 8 o agli 11; a seconda di quando terminerà le sue lezioni Carducci. Adesso comincio ad avere delle belle tirate di scuola; ieri per es. dalle 13 alle 17. La mia giornata presso a poco è questa: la mattina mi alzo più tosto tardi; vado in biblioteca dalle 10 alle 12, o pure sto in casa se ho dei libri da leggere (come questi giorni in cui ho avuto da Lovarini parecchi opuscoli danteschi); a mezzogiorno faccio colazione poi se non c’è scuola subito vado alla Comunale e dopo a lezione. Uscendo dall’Università vado un po’ a passeggio con qualcuno dei miei compagni, col triestino specialmente e quindi a casa a far l’ora del pranzo. Dalle 7 ½ alle 9 torno all’Università, dalle 9 alle 10 alla Virtus e poi in qualche caffè a far una partita; se quando vengo a casa non ho molto sonno leggo in letto per una oretta.

Forse l’abitudine di legger in letto ha contribuito a farmi raffreddare; o forse il tempo che perdo la mattina a vestirmi; fatto sta che da quando son venuto ho un raffreddore tremendo. Ora però sto meglio assai. Il tempo da 3 o 4 giorni è splendido; l’aria è fredda, ma asciutta, fina; il cielo sreno brillantato, e il sole - non molto caldo è vero - splende quasi tutto il giorno. Speriamo che la duri! Basta; addio o piuttosto arrivederci fra 8 giorni. Da’ un bacio al papà, a Nino, alla Pia ed abbine tanti dal tuo.