Epistolario di Renato Serra/Alla madre - 4 settembre 1905
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Roma, 4 settembre 1905.
Cara mamma,
ho trovato stamattina - rientrammo stanotte alle tre dopo 17 ore di treno, in vagoni bestiame - due tue lettere a darmi come tu dici il bentoranto; che più gradito non poteva essere. A domani la lettera; oggi son rifinito di stanchezza, per il viaggio, e sto crepando dalla bile. Appena lasciato quel mio servizio di provveditore dell’acqua - di cui ti scriverò più a lungo, che è stato una vera benedizione per me, se bene gravosissimo materialmente, e m’ha procurato le lodi del maggiore, del colonnello: e l’ordine dell’aiut. magg. in 1° che si facesse un rapporto, perchè fosse tenuto conto del mio servizio speciale - e tornato in compagnia, son cominciati i guai; io non so come durare questi due mesi. Per fortuna che son due soli! Stamattina - fidando su quel che t’ho detto dell’aiutante magg. etc. - ho chiesto la licenza: e il capitano, per un accordo anche del furiere con un altro serg., non ha voluto inoltrare la domanda. Poi, con un ingegnoso giuochetto, m’hanno fatto montare, contro il turno, di giornata; in modo che fino a domani sera non avrò il conforto di uscire un poco e di togliermi di dosso questa crosta di sudiciume, che la polvere e il sudore e il dormir vestito per 15 giorni, m’hanno appastata la pelle. Aggiungi che il furiere mi deve dare ancora tutto il mio soldo, circa 20 - venti lire, e on posso cavargliele; e mentre avrei potuto tirare innanzi quasi tutto il mese, son costretto ora a pregarti di spedirmi al più presto 10 o 15 L., perchè non ho nè meno un soldo, e la camera e la lavandaia da pagare. Basta: mi consolerò mandando tanti baci a voi tutti e a te; il tuo.