Epistolario di Renato Serra/A Luigi Ambrosini - 5 novembre 1904
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Cesena, 5 novembre 1904.
Mio carissimo,
sciolgo prima il debito che ho alla tua cartolina e al bel sonetto; domani pagherò anche quello della lettera. - Ti mando un sonetto su lo stesso argomento, fatto da me tempo fa; che avrebbe bisogno di lima; ma letto il tuo, lo lascio andare. - Elena - (leggendo Omero):
Quando il paese degli incanti io viaggio
e al sogno antico l’anima concedo,
tu rifiorisci al canto dell’aedo
meravigliosa nel mio cor selvaggio;
la bianca faccia che odora di maggio
sotto l’ondose chiome ecco rivedo,
e sì del mondo la dolcezza io credo
tutta ber de’ tuo’ grandi occhi nel raggio.
Già degli eroi che ti conteser tacque
l’ira e la forza, e la memoria vana
nella infinita tenebra allontan;
ma chiara sempre come a fior dell’acque
luna tranquilla, sta la tua serena
bellezza e sempre m’innamora, Elena.
(Avrebbe dovuto stare, con alcuni altri non finiti dallo stesso titolo, a fronte di quella serie di sonetti antichi che avevo incominciato l’anno scorso). Un abbraccio dal tuo.
Che ti pare di questi versi, non badando alle incertezze della forma?