Epistolario di Renato Serra/A Luigi Ambrosini - 30 ottobre 1904
Questo testo è completo. |
◄ | A Luigi Ambrosini - 21 ottobre 1904 | Alla madre - 1 novembre 1904 | ► |
Cesena, 30 ottobre 1904.
Dai "Sonetti antichi", Achille.
T'amo, o figlio d'Omero: o se parendo
nudo e divino in mezzo alla puntaglia
cessi il tumulto, come suol rompendo
un corruscar di sol la nuvolaglia;
o se d'armi e d'immensa ira stupendo
ti sfreni come un fulmine in battaglia;
sì che del sangue e dell'incarco orrendo
l'onda di Simoenta si travaglia.
Ma il cor mi tocchi più, s'io vegga andare
stretto alla madre dalle bianche braccia
te su la riva del canuto mare;
e rigarvi un comun pianto la faccia
il fior pensando della tua bellezza
fanciulla, e il fato che già già la spezza.
Una stretta di mano dal tuo amico.
Mi dirai poi quel che penseresti di una serie di sonetti che come questo, che è il primo, pur senza avere grandi meriti di quella che si suol dire originalità, cercassero di disegnare, cogliendone simpaticamente il lato umano, alcune figure poetiche antiche; ma con tutta franchezza. Son cose che faccio e che farò per esercizio metrico e stilistico e senza nessun pensiero di pubblicarle o altro.1
Note
- ↑ Per questo sonetto e per quello della lettera seguente, cfr. la nota alla lettera ad Ambrosini del 20 aprile 1903.