Economia collaborativa: origine ed evoluzione dell'approccio wiki e sua adozione nelle imprese/La nascita e l'evoluzione del Web/La seconda generazione di internet

La nascita e l’evoluzione del Web

La seconda generazione di internet

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Lo scoppio della bolla speculativa e la conseguente crisi sistemica ebbero il merito di aver sgomberato il campo dalle mistificazioni irrazionali che avevano contribuito alla catastrofe della new economy. I fallimenti ed i processi di acquisizione che interessavano numerose dotcom furono il leitmotiv dei primi anni del nuovo millennio dimostrando quanto fossero deboli i modelli adottati. Ma questa fu tutt’altro che una fase di stagnazione di idee ed innovazioni.

Da un punto di vista tecnologico si affermarono nuovi standard di programmazione che davano risposta al problema annoso della convergenza tra i diversi sistemi. Come evidenziato in precedenza (v. par. 3.2), le prime comunità virtuali nacquero attorno alle reti parallele al Web in modo indipendente le une dalle altre. A causa delle limitazioni tecniche, la conoscenza era sì condivisa ma confinata all’interno di macro-regioni impermeabili. Come ebbe modo di rilevare Theodor Nelson criticando la struttura concettuale del Web, si era creato “un mondo di fragili collegamenti monodirezionali sempre guasti, senza possibilità di riconoscere cambiamenti o copyright, e senza supporto per versioni multiple o riuso regolamentato” in cui “prevalgono caratteri e brillantini anziché una struttura di connessione dei contenuti” (LANA 2004, p. 148). Ciò impediva lo scorrere fluido e continuo delle informazioni limitando in modo drastico le potenzialità insite nel sistema.

L’adozione di metalinguaggi quali l’XML1 permise il superamento delle barriere esistenti muovendosi in direzione della convergenza dei sistemi e rappresentò il punto di svolta che portò alla nascita di un Web evoluto. Due esempi “figli” di questa tecnologia: i feed RSS ed il podcasting.

La maggiore libertà data dall’XML ai programmatori nel definire il linguaggio in cui realizzare le proprie creazioni, permise la diffusione del formato RSS2 per distribuire contenuti sul Web. Le informazioni pubblicate in questo modo erano sempre disponibili nella versione più aggiornata per chiunque disponesse di un programma dedicato (aggregatore). Gli utenti avevano per la prima volta la possibilità di selezionare i contenuti sparsi nel Web e raccoglierli nel modo che preferivano fino a ripubblicarli nei propri siti aumentando in modo esponenziale la diffusione della conoscenza.

Ulteriore esempio è dato dal podcasting, ovvero un sistema che consente lo scaricamento, e quindi la fruizione, di ipermedia (audio e video) messi a disposizione in rete. Basato sul formato RSS ne trasla le logiche di base. Una volta che l’utente ha selezionato i podcast che preferisce, un software raccoglie ed organizza i contenuti in modo automatico e continuo.

Quelle che possono sembrare innovazioni meramente tecnologiche portarono ad una evoluzione radicale del Web. A differenza di quanto accaduto nelle fasi precedenti, il centro dell’attenzione si mosse dallo strumento al contenuto, dal mezzo all’informazione. Nel momento in cui fu possibile movimentare la conoscenza con estrema facilità, questa tornò ad avere un ruolo predominante e non più subalterno alla tecnologia ritornando alle logiche originarie del Web.

Si pensi, ad esempio, a come si sono evoluti i portali informativi. Abbandonate le fallimentari logiche iniziali (v. par. 3.3) ed adottando strategie mirate per il Web si trasformarono da vetrine informative a fornitori di contenuti utilizzabili da chiunque. Le informazioni si muovevano su vari formati (RSS, podcast o video che fossero) fruibili su diverse piattaforme (programmi dedicati, lettori musicali, telefoni cellulari, navigatori satellitari fino ai più evoluti media center).

Conseguentemente mutò anche il modo in cui i consumatori digitali usavano il Web. Da meri fruitori passivi di contenuti preconfezionati iniziarono a diventare parte attiva nel processo di creazione di valore selezionando, decomponendo e ricomponendo i contenuti della rete.

Il passo successivo sarebbe stato quello decisivo che segnò la nascita del così detto Web 2.0: consentire loro in modo diffuso e semplificato la generazione e la distribuzione dei propri contenuti. Prima di analizzare questa ulteriore evoluzione è necessario approfondire le considerazioni sui nuovi consumatori digitali.

Il numero di utenti connessi alla rete continuò a crescere passando dai 361 milioni del 20003 a oltre un miliardo nel 20074 con un trend costante. La crescita quantitativa si accompagnò ad una crescita qualitativa.

Grazie ai piani di alfabetizzazione informatica base predisposti sia a livello governativo che privato5 un numero sempre maggiore di persone avevano a disposizione gli strumenti interpretativi necessari per utilizzare in maniera più efficiente il Web. In questo modo nuovi segmenti di popolazione, eterogenei per età e classi sociali, entrarono nel mercato esprimendo nuovi e variegati bisogni. Oltre agli innovatori sperimentali ed ai primi utilizzatori (v. Figura 3.2) fu il tempo della maggioranza anticipatrice (early majority) e, soprattutto, della maggioranza ritardataria (late majority). Queste categorie di utenti, non usando il Web con finalità professionali o lavorative erano più interessati agli aspetti sociali e ricreativi della rete mettendo in luce un modo d’uso della rete che era considerato, fino ad allora, residuale.

L’adozione di strategie mirate per il Web ed una maggiore comprensione delle caratteristiche dei nuovi consumatori digitali consentì alle imprese più reattive di sfruttare le finestre strategiche (ABELL 1978) che si erano aperte. Ricorrendo alle tecnologie descritte in precedenza, vennero creati nuovi servizi che potevano sfruttare infrastrutture più efficienti e migliori (si pensi alle connessioni a banda larga ed all’accresciuta potenza di calcolo dei personal computer).

In questa fase si realizzò il passaggio formale tra ciò che era stato il Web “tradizionale” ed il nuovo Web 2.0, ovvero un sistema di tecnologie di facile ed immediato utilizzo finalizzate alla condivisione della conoscenza nel quale gli utenti assumono il nuovo ruolo di generatori di contenuti6.


Note

  1. Acronimo di eXtensible Markup Language. Metalinguaggio creato dal World Wide Web Consortium nel 1998 (Versione 1.0)
  2. Acronimo di Really Simple Syndication.
  3. Fonte: Internet World Stats, dicembre 2000
  4. 1.319 milioni di utenti. Fonte: Internet World Stats, dicembre 2007
  5. A livello governativo si consideri il programma e-Citizen di alfabetizzazione informatica di base per l’utilizzo dei servizi internet essenziali (sportelli digitali delle pubbliche amministrazioni, prenotazione visite e prestazioni del servizio sanitario, utilizzo dei servizi bancari digitali, e-learning, etc.). Tale programma rientra nel sistema della European Computer Driving Licence (ECDL, “patente europea del computer”) che attesta il livello di competenze informatiche diffuso in tutta Europa ed in altre parti del mondo. Relativamente alle imprese si consideri la diffusione di corsi di formazione per elevare l’efficienza nell’uso degli strumenti informatici professionali.
  6. Per una più completa analisi del fenomeno si rimanda alla lettura di MUSSER e O'REILLY (2007).