E cciò li tistimoni
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1838
E CCIÒ LI TISTIMONI.1
Quanno che er Zanto Padre passò jjeri
Pe’ Ppasquino ar tornà da la Nunziata,2
Stava cór una sciurma indiavolata,3
Peggio d’un caporal de granattieri.
E ffasceva una scerta chiacchierata
Ar cardinal Orioli e a Ffarcoggneri,4
Che jje stàveno a ssede de facciata5
Tutt’e ddua zzitti zzitti sseri seri.
La ggente intanto strillava a ttempesta;
E llui de qua e de llà ddar carrozzone
’Na bbenedizzionaccia lesta lesta.
Poi ritornava co’ le su’ manone6
A ggistì7 a cquelli; e cquelli co’ la testa
Pareva che jje dàssino8 raggione.
26 marzo 1838.
Note
- ↑ E ci ho i testimoni. — Vedi il sonetto seguente.
- ↑ Dalla Chiesa e Archiconfraternita della Vergine Annunziata, dove è festività il 5 di marzo, e distribuisconsi molte doti alle vergini o zittelle che siano. In simil giorno il Papa assiste al pontificale cardinalizio nella contigua chiesa di Santa Maria sopra Minerva, appartenente ai Padri domenicani.
- ↑ Con un fosco cipiglio.
- ↑ [Falconieri.]
- ↑ A sedere in faccia.
- ↑ Le sue grandi mani.
- ↑ A gestire.
- ↑ Che gli dassero.