Donne e Uomini della Resistenza/Vittorio Premoli
Questo testo è incompleto. |
Vittorio Premoli
Nato a Vipacco (Gorizia) nel 1917, deceduto a Priverno (Latina), Medaglia d'oro al valor militare.
Aveva assolto al servizio di leva in Aeronautica presso l'aeroporto di Forlì. Nel 1941 era stato richiamato e aggregato al 57° Reggimento Fanteria della Divisione motorizzata "Piave". All'annuncio dell'armistizio Premoli, che si trovava nella zona di Ponte Grillo a Monterotondo (Roma), fu tra coloro che con più decisione si opposero ai tedeschi in difesa della Capitale. La motivazione della M.O. al V.M. ricorda che "durante l'attacco su Monterotondo, porta munizioni di un gruppo mitragliatori, vistisi cadere attorno colpiti a morte da raffiche di mitra a bruciapelo il caposquadra, il portarme e un fornitore e per quanto ferito egli stesso ad una spalla, afferrato il mitragliatore di uno dei caduti, balzava dietro un riparo e faceva fuoco sui nemici, abbattendone diversi. Rimasto solo, accerchiato, ferito due volte balzava nuovamente in piedi ed afferrata l'arma per la canna si faceva largo tra gli assalitori, abbattendone altri. Approfittando di questo fatto e benché ferito per la quarta volta, riusciva a raggiungere la Compagnia che nel frattempo era venuta avanti. Medicato sommariamente sul campo delle sue quattro ferite, di cui tre gravi, non emetteva un lamento. Ricoverato all'ospedale, rimessosi grazie alla sua eccezionale costituzione fisica, dopo più di due mesi di dolorosi interventi chirurgici che non riuscivano però a salvargli il libero uso del braccio, veniva preso dai tedeschi per essere trasportato al Nord. Con forza d'animo veramente eccezionale, sebbene ancora con le ferite non rimarginate, si lanciava dall'autombulanza in corsa e si dava alla macchia". Dopo la guerra Vittorio Premoli si trasferì in provincia di Latina, a Priverno, dove è poi deceduto. Nel novembre del 2006 l'amministrazione di Priverno ha deposto una corona alla Stele, eretta in memoria di Premoli, nei giardini di Piazzale d'Ungheria a Borgo Sant'Antonio.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia