Donne e Uomini della Resistenza/Virgilio Neri

Virgilio Neri

Nato a Faenza (Ravenna) il 17 giugno 1906, deceduto a Crans sur Sierre (Svizzera) nell'agosto del 1982, notaio, accademico del Club Alpino Italiano.

Di tradizioni familiari garibaldine, nel 1923 si era difeso dagli squadristi e per questa sua azione aveva subito una condanna. Notaio a Milano, dopo la promulgazione delle leggi razziali, era riuscito ad evitare, con varie astuzie giuridiche, che alcuni suoi clienti ebrei perdessero i personali patrimoni. Sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Virgilio Neri era comunque conosciuto soprattutto per la sua attività di alpinista, che gli era anche valsa, nel 1936, la Medaglia d'argento al valor civile per un salvataggio notturno da lui compiuto in parete. Accademico del CAI, si deve a Neri la prima utilizzazione degli sci laminati (realizzati, su suo progetto, a Faenza), la "scoperta" di Zeno Colò come sciatore, la direzione tecnica della Nazionale di sci. Nel 1942 Virgilio Neri, dopo essersi incontrato a Parigi con don Sturzo, partecipò alle trattative, con le organizzazioni clandestine antifasciste, per la formazione del "Comitato Nazionale Interpartiti" e, pur non avendovi aderito, assecondò la nascita del Partito d'Azione in Romagna. Ancor prima del 25 luglio 1943, il notaio svolse azioni armate nella zona e, nei 45 giorni del Governo Badoglio, sviluppò un programma per ostacolare l'intervento delle truppe tedesche in Italia. Dall'11 settembre 1943, Neri si unì a formazioni partigiane romagnole, continuando poi a svolgere ininterrottamente attività nella Resistenza. Proprio a settembre (con due comunisti e due esponenti dell'Unione Lavoratori Italiani), il notaio-rocciatore era stato eletto come quinto componente del Comitato Romagnolo di Resistenza che coordinava l'attività politica e partigiana in Romagna e nelle province limitrofe. Una banda di Faenza riuscì, proprio in quel periodo, a impossessarsi dei piani di fortificazione della Linea Gotica da Pesaro a La Spezia e il notaio antifascista riuscì a passarli agli Alleati. Ne nacque un rapporto di collaborazione che si concretizzò, nel gennaio del 1944, con il primo aviolancio di armi alla Resistenza romagnola. Nella primavera, la "Missione Radio Zella", dell'Organizzazione Resistenza Italiana, fu affidata a Virgilio Neri (Tommaso Moro il suo nome di copertura), che operò sino a luglio, quando "Tommaso Moro" cadde nelle mani dei nazifascisti. Incarcerato a Terra del Sole (FO), il notaio-rocciatore riuscì a evadere e a riprendere l'attività clandestina. Nell'ottobre nuovo arresto, questa volta a Milano dove Neri si era trasferito, e traduzione nel campo di Gries ( Bolzano ). Di qui, in carro bestiame, verso Mauthausen, dove però Neri non giunse mai. In 11 ore di lavoro ininterrotto (coperto dagli altri deportati, tra i quali Giuliano Pajetta ), era riuscito ad aprirsi un varco nel pavimento del vagone, a calarsi dal treno in corsa e, sia pure gravemente ferito, a fuggire quando il convoglio era giunto al Brennero. Tornato a Milano, in clandestinità, Neri riuscì a curarsi e dopo la Liberazione, pur sofferente a lungo per i postumi delle ferite, riprese la sua professione di notaio. Nel 1946 pubblicò un libro di critica alla monarchia dal titolo Il governo dei 45 giorni .