Donne e Uomini della Resistenza/Ugo Macchieraldo
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Ugo Macchieraldo
Nato a Cavaglià (Biella) il 18 luglio 1909, fucilato a Ivrea (Torino) il 1° febbraio 1945, maggiore pilota dell'Aeronautica, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Allievo ufficiale del Genio presso la Scuola di Spoleto, frequentò poi l'Accademia aeronautica di Caserta. Nel 1936 fu in Spagna, al comando di una squadriglia da bombardamento, e nel corso della Seconda mondiale fu impegnato su diversi fronti. Decorato di quattro Medaglie d'argento e proposto per altre due, Macchieraldo era maggiore quando fu annunciato l'armistizio. L'ufficiale decise subito di arruolarsi come semplice partigiano, col nome di battaglia di "Mak", in una formazione che operava nel Canavese e nel Biellese. Divenne presto capo di stato maggiore e vice comandante della 76a Brigata Garibaldi. Catturato nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945, sulla Serra di Ivrea, fu sottoposto a Cuorgnè a un processo sommario da un tribunale tedesco. Condannato a morte con i patrioti Riccio Orla di Borgofranco e Piero Ottinetti di Ivrea, fu fucilato nel cimitero del capoluogo eporediese. La motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare così lo ricorda: "Ufficiale magnifico, pilota eroico, comandante esemplare, reagiva alla dissoluzione dell'8 settembre 1943, arruolandosi in una formazione partigiana quale gregario. Distintosi nella condotta di brillanti e difficili azioni di sabotaggio, diveniva in breve vicecomandante della formazione. Catturato per delazione, veniva sommariamente processato e condannato alla fucilazione, insieme ad altri due patrioti. Un sereno ed elevato testamento spirituale alla moglie ed alla figlioletta e le espressioni di addio ai genitori, testimoniano della sua dedizione alla Patria e della fiducia nell'utilità del suo sacrificio. Traversando il paese per raggiungere il luogo dell'esecuzione, rincuorava i propri compagni e le donne piangenti, cui rivolgeva forti parole di fede e di incitamento alla resistenza. Di fronte al plotone di esecuzione, dichiarava di voler dimostrare come sapesse morire un ufficiale italiano. Pronunciate parole di perdono e di commiserazione per i soldati esecutori, perché irresponsabili della colpa dei capi, intimava agli ufficiali di togliersi dai ranghi e trasmetteva personalmente l'ordine che troncava la sua radiosa esistenza". A ricordo di Ugo Macchieraldo, sono state intitolate piazze e strade nel suo paese natale, a Ivrea e a Biella.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia