Donne e Uomini della Resistenza/Romano Zoffo
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Romano Zoffo
Nato ad Amaro (Udine) il 1° novembre 1915, ucciso a Tarcento (Udine) il 28 aprile 1945, ufficiale dell'Esercito, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
I suoi genitori avevano lasciato la Carnia ed erano emigrati in Romania, dove Romano si era diplomato maestro elementare. Chiamato alle armi in Italia, il giovane insegnante si presentò e divenne sottotenente del 2° Reggimento Fanteria della Brigata "Re". Partecipò alle operazioni di guerra nei Balcani e, dopo l'armistizio, fu tra i primi a far parte della Resistenza friulana. Combattente della "Osoppo" sin dal 18 novembre 1943, nel marzo del '44 costituì a Sauris, nell'impervia zona dell'Alta Carnia, il Battaglione "Carnia", che si spostò poi a Salvinis. Contemporaneamente Zoffo (che aveva scelto come nome di copertura quello di Livio Ferro, ma che tutti chiamavano "Barba Livio"), organizzò un nucleo autonomo di partigiani non garibaldini nella Valle del But, rafforzando così la "Osoppo-Carnia". Con un terzo nucleo sorto a Cludinico e con il Battaglione "Tagliamento", costituì infine la 2a Brigata "Osoppo-Carnia". Mentre aveva il comando di questa formazione, "Barba Livio" fu nominato vice comandante interinale della Divisione "Osoppo" e, pur mantenendo le proprie idee politiche, si adoperò per l'unificazione del Comando "Garibaldi-Osoppo". Allorché i dissensi tra le diverse formazioni si accentuarono, "Barba Livio" lasciò il comando e si trasferì in Val di Resia dove, nel novembre del 1944, costituì la VI Brigata "Osoppo", schierata nella zona del monte Bernadia. Alla vigilia della Liberazione la VI Brigata era pronta a sferrare l'attacco finale contro i nazifascisti, quando Zoffo fu invitato a Tarcento dal comandante cosacco di quel presidio. Il collaborazionista si diceva disposto a trattare la resa e "Barba Livio", così come altri partigiani, cadde nella trappola. Arrivò a Villa Orter accompagnato da un solo partigiano e da un civile. Catturato e barbaramente seviziato, Zoffo fu ucciso con Giuseppe Turrini "Benzina", di Tarcento della "Osoppo", Onorio Pontotti "Ardito", di Artegna della "Garibaldi", Sergio Villani "Bucaniere", di Monfalcone ("Garibaldi"), Dario Treppo "Virgilio, di Sedilis di Tarcento ("Osoppo"), Guglielmo Novelli "Willi" di Monfalcone ("Garibaldi"), Stelio Sartori residente a Gorizia ("Osoppo"), Leone De Zanna di Cortina d'Ampezzo ("Garibaldi"), Sergio Pallaoro, di Merano ("Garibaldi"), Eugenio Troi, ("Garibaldi"), Leo Cardini di Cortina d'Ampezzo ("Garibaldi "). Nella Villa Orter, che tedeschi e cosacchi avevano fatto saltare dopo l'eccidio, furono trovati anche i corpi di un russo e di un tedesco. Una via di Udine porta oggi il nome del comandante partigiano osovano.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia