Donne e Uomini della Resistenza/Randolfo Pacciardi

Randolfo Pacciardi

Nato a Giuncarico di Gavorrano (Grosseto) il 1° gennaio 1899, deceduto a Roma il 14 aprile 1991, uomo politico repubblicano, giornalista e avvocato.

Si iscrisse giovanissimo al Partito repubblicano e partecipò alla Prima guerra mondiale come ufficiale dei Bersaglieri, meritando due Medaglie d'argento, una di Bronzo e la "Croce militare" britannica. Tornato dal fronte e conseguita a Roma la laurea in Giurisprudenza, fu tra i fondatori nella Capitale del movimento antifascista "Italia Libera", che fu soppresso da Mussolini all'indomani del delitto Matteotti . Condannato a 5 anni di confino, Pacciardi (tra il 1926 e il 1933), fu esule in Austria, in Svizzera e in Francia e in quel periodo fu nominato segretario del PRI. Nel 1936, accorso in Spagna in difesa della Repubblica, vi organizzò il Battaglione Garibaldi alla cui guida, nel marzo del 1937, sconfisse le truppe fasciste a Guadalajara. Il battaglione Garibaldi divenne poi Brigata Internazionale. Ferito combattendo contro i franchisti, quando la Repubblica democratica cadde Pacciardi riparò in Francia (dove diresse il settimanale Giovane Europa ), quindi in Algeria, in Marocco e, successivamente, negli Stati Uniti, dove diventò un dirigente della "Mazzini Society". Rientrato nell'Italia liberata nel 1944, nel maggio del 1945 divenne segretario del PRI e direttore del quotidiano La Voce Repubblicana . Nel 1946 fu eletto alla Costituente e nel dicembre del 1947, dopo l'estromissione delle sinistre dal governo, fu nominato vicepresidente del Consiglio nel gabinetto De Gasperi. Nel 1948 l'incarico di ministro della Difesa, che resse sino al 1953, impegnandosi per l'ingresso dell'Italia nella NATO. Rieletto nella seconda, terza e quarta Legislatura, Pacciardi, per le sue posizioni sempre più spiccatamente di destra, fu espulso dal PRI nel 1963. Fondò allora il movimento "Unione popolare democratica per una nuova Nuova Repubblica" e il quotidiano La Folla , con l'obiettivo di far evolvere in senso presidenzialista, contro i dettami della Costituzione nata dalla Resistenza, le istituzioni della Repubblica. Le sue simpatie neofasciste e golpiste lo portarono sino a essere sospettato di non essere estraneo al "Piano Solo" e di aver partecipato al tentativo di colpo di stato ideato da Edgardo Sogno nel 1974. Anni dopo chiederà e otterrà di essere riammesso nel Partito repubblicano e, nel 1981, fonderà un nuovo periodico L'Italia del popolo , che dirigerà, per dieci anni, sino alla morte.