Donne e Uomini della Resistenza/Pietro Pezzotta
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Pietro Pezzotta
Nato a Bolgare (Bergamo) il 31 luglio 1924, fucilato a Finero Malesco (oggi Verbano Cusio Ossola) il 23 giugno 1944, Medaglia d’argento al valor militare alla memoria.
Lasciata la famiglia con la quale abitava a Busto Arsizio, era entrato nella Resistenza col nome di battaglia di “Scalabrino” nelle formazioni che si andavano costituendo nel Varesotto nella zona di Coquio Trevisago. Il 16 gennaio del 1944 “Scalabrino” cadeva, con altri partigiani, nelle mani dei nazifascisti. Incarcerato a Mioni (VA), nel maggio il giovane antifascista, che aveva resistito a pesantissimi interrogatori, veniva trasferito a Parma. Evaso dal carcere locale durante un bombardamento aereo, “Scalabrino” era riuscito a raggiungere la Valgrande e a riprendere la lotta contro repubblichini e tedeschi con i partigiani dell’Ossola comandati da Dionigi Superti. Ferito durante uno scontro col nemico, riprendeva presto il suo posto di combattimento finchè, di nuovo caduto nelle mani del nemico all’Alpe Riccioli, fu fucilato dopo essere stato sottoposto a tortura. La motivazione della Medaglia al valore che è stata conferita alla sua memoria dopo la Liberazione dice: “Catturato dal nemico per la sua attività clandestina, dopo aver fieramente sopportato feroci torture, riusciva a evadere dal carcere nel corso di un bombardamento aereo. Benché menomato nel fisico, riprendeva la sua attività patriottica in montagna, segnalandosi sempre per ardimento notevole. Ferito in combattimento, ancora convalescente, partecipava alla difesa della zona fortemente attaccata dal nemico in forze. Nuovamente ferito e catturato, sottoposto a nuove torture, chiudeva davanti al plotone di esecuzione la sua molto giovane vita tutta dedita alla causa della libertà”. Una strada di Busto Arsizio porta oggi il nome del valoroso partigiano. ( L.D.B. )
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia