Donne e Uomini della Resistenza/Pietro Camana

Pietro Camana

Nato a Robbio Lomellina (Pavia) il 10 maggio 1906, caduto a Sala Biellese il 1° gennaio 1945, operaio.

Durante la conquista del potere da parte dei fascisti si era più volte scontrato con gli squadristi; a fascismo consolidato, aveva continuato nell'attività clandestina tanto che, dal 1930 al 1943, era più volte finito in carcere. Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i più coraggiosi organizzatori della Resistenza nel Vercellese. Camana, alla guida delle prime bande partigiane, accompagnò alla frontiera gruppi di prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento italiani e si impegnò in azioni di disarmo di militi fascisti. Nella notte del 15 ottobre 1943 attaccò la polveriera di Alice Castello, catturando il presidio di sei carabinieri e appropriandosi di un'ingente quantità di armi e munizioni. Sei mesi dopo, occupò una caserma alla periferia di Vercelli e l'11 maggio 1944, nei pressi di Mezzana Mortigliengo (Biella), attaccò con i suoi partigiani due autocarri della "Muti". In quell'attacco i fascisti lasciarono sul terreno 9 morti e 12 feriti. Il 25 settembre 1944, l'operaio pavese (che aveva formato con un forte gruppo di lavoratori vercellesi il Battaglione "Vercelli" della 75ª Brigata Garibaldi), guidò i suoi uomini in un fortunato attacco contro una colonna di repubblichini a Mongrando. Questa ed altre numerose azioni, resero il nome di "Primula" (questo lo pseudonimo di Pietro Camana), leggendario. Assunto il comando della 182ª Brigata Garibaldi, "Primula" la guidò nella battaglia di Mongrando-Torrazzo Sala, nella quale cadde colpito a morte da una bomba di mortaio. Agonizzante, "Primula" continuò ad incitare i suoi partigiani. Al figlio, che combatteva con lui, gridò: "Tino, non sparare a vuoto! Lasciali venire più vicino". Pietro Campana si spense proprio mentre un'altra bomba, esplosa nei pressi della chiesa, uccideva il parroco di Sala, don Giovanni Taratolo. Noncurante delle minacce dei fascisti, che dopo lo scontro avevano occupato il paese, la popolazione del luogo vegliò il comandante partigiano e il sacerdote e rese loro, insieme, le estreme onoranze. A Vercelli, portano il nome del valoroso comandante partigiano una via, una piazza e il Parco urbano.