Donne e Uomini della Resistenza/Luigi Pavoni
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Luigi Pavoni
Nato a Cagli (Pesaro e Urbino) il 7 maggio 1919, deceduto a Massa il 27 agosto 2009
Luigi Pavoni, impiegato, è richiamato alle armi dal fascismo il 3 febbraio 1940 e, neanche una settimana dopo, inviato sul fronte greco-albanese. In forza al 26° Reggimento del Genio partecipa alle operazioni di guerra in Albania, poi è dislocato in Jugoslavia con la 43ª Sez. e l’8° Comp. F.E. Nel periodo che va fino all’armistizio, è promosso geniere scelto e caporale.
Proprio l’8 settembre ’43, nella località montenegrina di Budua, Luigi è catturato dai tedeschi, si rifiuta di collaborare ed è tradotto come prigioniero di guerra al campo di concentramento Werverwaltung di Mackatica, in Serbia. Dopo quasi dieci mesi di internamento, riesce ad evadere e si arruola nelle truppe partigiane jugoslave.
Pavoni combatte i nazifascisti dal giugno 1944 al maggio ’45, prima nella formazione Raggruppamento “Italia” della Divisione Garibaldi, poi nella Compagnia italiana dell’8ª Brigata serba d’assalto facente parte della XXII Divisione dell’Armata jugoslava, dove ricopre il grado di Tenente e la funzione di Commissario politico; in seguito è nel Battaglione sanitario della Prima armata, sempre al Comando della Compagnia italiana. Rimpatria il 12 luglio 1945 ed è posto in congedo illimitato, nel 1981 riceve il grado di Tenente dell’Esercito Italiano a titolo onorifico.
Negli anni successivi al conflitto mondiale, inoltre, ottiene 5 croci al merito per la partecipazione ad azioni di guerra e all’attività partigiana, per la quale gli viene riconosciuta la qualifica di Comandante partigiano e Commissario di guerra di Btg. Anche il Maresciallo Tito, Presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, gli concede un alto riconoscimento per la partecipazione alla guerra di Liberazione del suo Paese. Il ministero della Difesa, nel 1989, conferisce a Luigi Pavoni il diploma di “Volontario della Libertà”. Infine, nel 2007, egli è nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia