Donne e Uomini della Resistenza/Luigi Bertoni

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Luigi Bertoni

Nato a Milano il 6 febbraio 1872, deceduto a Ginevra il 19 gennaio 1947, tipografo e giornalista anarchico.

Di madre italiana e di padre ticinese, crebbe in una famiglia fieramente anticlericale e trascorse l’adolescenza a Como. Dopo avervi lì imparato il mestiere di tipografo ed essersi impegnato nell’attività sindacale, si trasferì in Svizzera, a Mendrisio, allorché, per essersi rifiutato di fare gli “straordinari”, fu licenziato. Bertoni, convinto seguace dell’ideologia anarchica, in quegli anni molto diffusa fra gli emigrati italiani, inizia a collaborare alla rivista di sinistra “Vita Nuova” di cui diverrà redattore. È l’anno 1900 quando fonda il periodico bilingue “Il Risveglio socialista anarchico-Le Réveil socialiste anarchiste” che uscirà, sia pure tra molte difficoltà sino al 1940, quando le autorità svizzere ne decidono la soppressione, così come per tutta la stampa  comunista e anarchica. In tutti questi anni  il foglio fu strumento di agitazione politica e sindacale, intorno al quale si formò un folto gruppo di amici e di militanti. Bertoni lo utilizzò come mezzo di organizzazione del primo sciopero generale attuato in Svizzera, a Ginevra, che costò all’emigrato italiano l’arresto e 132 giorni di carcere. Negli anni del fascismo Bertoni venne molte volte clandestinamente in Italia per tenervi conferenze contro la dittatura, così come, nel 1936, “Il Risveglio socialista anarchico” fu strumento di mobilitazione a favore della Repubblica democratica spagnola, nella quale Bertoni si recò per partecipare al Congresso internazionale anarchico di Barcellona e per sostenere i volontari italiani e svizzeri del fronte anarchico della Guerra civile. La vita di Luigi Bertoni, che nel 1902 fu nominato segretario della Camera del Lavoro di Ginevra, è stata costellata da persecuzioni e arresti. Nel 1906 per aver scritto un articolo in onore dell’anarchico Bresci, uccisore del re Umberto I; nel 1909 per aver organizzato il congresso antimilitarista di Bienne; nel 1918 (con altri 120 anarchici italiani), per l’infondata accusa di aver custodito un deposito di armi. Il suo giornale, sia pure stampato clandestinamente, non cessò mai le pubblicazioni quindicinali anche quando il governo svizzerò ne decretò la soppressione e uscì sino al 1946 col titolo “Il Risveglio comunista anarchico”. Il tipografo e giornalista anarchico fu stroncato nel 1947 da un’emorragia cerebrale.