Donne e Uomini della Resistenza/Ilio Barontini
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Ilio Barontini
Nato a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890, deceduto a Livorno il 22 gennaio 1951, dirigente e parlamentare comunista.
Leggendaria figura di democratico e di combattente, prese parte a ben quattro guerre di liberazione. Dopo essere passato indenne tra tante battaglie, finì per morire prematuramente (con altri due compagni: Leonardo Leonardi e Otello Frangioni), in un incidente automobilistico. Socialista sin dall'adolescenza, apprendista tornitore a 15 anni al Cantiere Orlando, Ilio Barontini fu, nel 1921, il primo segretario della Federazione comunista di Livorno. Segretario anche della Camera del Lavoro, si batté contro il dilagante squadrismo. Cacciato dall'amministrazione delle Ferrovie dello Stato per il suo antifascismo, Barontini, nel 1923, fu arrestato e processato. Continuò la sua battaglia sino a che, nel 1927, fu deferito al Tribunale speciale. Si sottrasse all'arresto riparando in Unione Sovietica, dove diresse come tecnico, col nome di "Fanti", un reparto di uno stabilimento metallurgico. Accorso in Cina per imparare, nell'Esercito popolare di Mao Tse Tung, le tecniche della guerriglia, passò poi in Etiopia (dove sarebbe di nuovo tornato a combattere, con il nome di copertura di "Paulus", dopo la caduta della Repubblica popolare spagnola), in aiuto del popolo abissino, aggredito dai colonialisti fascisti. In Spagna Barontini combatté nelle Brigate Internazionali come capo di stato maggiore della XII Brigata "Garibaldi", distinguendosi particolarmente a Jarama, a Guadalajara e a Huesca. All'inizio della Seconda guerra mondiale, quando i tedeschi invasero la Francia, "Giobbe" (questo il nome di battaglia in questo Paese), fu tra gli organizzatori dei primi gruppi di Francs-tireurs partisans , dei quali divenne capo di stato maggiore centrale. Rientrato in Italia dopo l'8 settembre 1943, "Dario" (suo nuovo pseudonimo), fu chiamato a far parte del Comando generale delle Brigate Garibaldi. In questa veste, organizzò i GAP nelle varie regioni occupate dai nazifascisti. Dall'inizio del 1944 e sino alla Liberazione, Barontini fu alla testa del CUMER (Comando militare unificato Emilia-Romagna) e diresse i partigiani nei più importanti scontri col nemico (Porta Lame, Monte Forni, Modena). Il generale Harold Alexander (che l'aveva già conosciuto a Khartoum, durante la resistenza abissina ai colonialisti fascisti, e al quale Ras Destà aveva presentato "Paulus" come vice dell'imperatore Ailè Selassiè), lo decorò, nella Bologna liberata, con la Bronze Star Medal . Il sindaco Dozza lo proclamò cittadino onorario. Dopo la Liberazione, Ilio Barontini fu deputato alla Costituente, poi senatore per il collegio di Livorno nella seconda Legislatura della Repubblica, segretario della Federazione comunista di Livorno e membro del Comitato centrale del PCI. Dopo la morte di Barontini ( Giorgio Amendola lo commemorò in Parlamento), strade e piazze gli sono state intitolate a Bologna, a Livorno e in altre città. Col suo nome si disputa a Livorno una "Coppa remiera". Sulla vita di questo combattente per la libertà, l'editore TETI ha pubblicato nel 2001 un volume di Fabio Baldassarri dal titolo: Un garibaldino del '900 . Ampie testimonianze sulle gesta di Barontini si trovano nella memorialistica dell'antifascismo e della Resistenza.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia