Donne e Uomini della Resistenza/Giuseppe Nembrini
Questo testo è incompleto. |
Giuseppe Nembrini
Nato a Chivasso (Torino) nel 1927, caduto ad Avigliana (Torino) il 26 giugno 1944, operaio, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Aveva dovuto lasciare il suo lavoro in un albergo di Milano quando, nel 1941, era stato chiamato alle armi. Arruolato come paracadutista, fu assegnato al 184° Reggimento della Divisione "Nembo" che, al momento dell'armistizio, era di stanza in Sardegna. Nembrini prese parte ai combattimenti contro le truppe tedesche acquartierate nell'Isola. Tornato nel continente, quando si costituirono i Gruppi di combattimento entrò a far parte dell'88° Reggimento fanteria del "Friuli", raggiungendo il grado di sergente dei granatieri. Durante i combattimenti sul fronte del Senio, preludio alla Liberazione, Nembrini fu mortalmente ferito, ma riuscì a portare a termine la sua missione, come è ricordato nella motivazione della ricompensa alla memoria, che suona: "Comandante di squadra granatieri, ardimentoso ed entusiasta, pattugliatore incomparabile e sereno di fronte a qualsiasi pericolo, diede ad ogni azione difficile e rischiosa affidatagli, l'apporto del suo slancio e del suo sangue freddo, riuscendo in momenti gravissimi ad imporre la sua iniziativa al nemico anche se superiore per uomini e mezzi. In una dura e sanguinosa giornata si offriva quale capo pattuglia per una rischiosa e delicata missione, impavido e sereno osservava da una posizione avanzata e scoperta le mosse del nemico, che invano scatenava su di lui la furia delle sue armi. Gravemente ferito rimaneva al suo posto, rifiutava ogni cura per non esporre i suoi uomini e, superando le sofferenze della carne straziata, ancora persisteva nel compito volontariamente assunto. Assoltolo in pieno, sempre battuto da fuoco rabbioso e insidiato da una pattuglia tedesca, riusciva, benché in condizioni fisiche assai menomate, a disimpegnarsi ed a rientrare nelle nostre linee. Senza preoccuparsi di sé, profondeva le sue estreme energie per esporre dettagliatamente al proprio comandante i risultati della sua missione, consentendo solo allora (troppo tardi però) di farsi trasportare al posto di medicazione. Consacrava poi con l'olocausto della vita il dovere compiuto fino all'ultimo". A Grumello del Monte, nel primo dopoguerra, una strada è stata intitolata a Giuseppe Nembrini. Il suo nome è ricordato anche sul monumento (una stele in ceramica, di Leandro Lega), che nel Ravennate, a Casola Valsenio, è stato eretto nel 1989 in memoria dei caduti sul fronte del Senio
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia