Donne e Uomini della Resistenza/Giuseppe Gozzer
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Giuseppe Gozzer
Nato a Magrè (Trento) nel 1914, fucilato dai nazisti a Hersbruck (Germania) nei primi giorni di marzo del 1945, capitano, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Era studente di Legge quando, chiamato alle armi, aveva partecipato nel 1935 alla guerra in Africa Orientale e poi anche, nel 1937, a quella di Spagna. Congedato, aveva ripreso gli studi e si era laureato in giurisprudenza. Richiamato nel 1940, Giuseppe Gozzer era passato nei paracadutisti e promosso capitano nel 185° Reggimento fanteria della Divisione "Nembo". L'8 settembre 1943, l'ufficiale, che si trovava a Roma, riuscì a non cadere nelle mani dei tedeschi e a passare nella Resistenza. Lottò contro i nazifascisti sino al gennaio del 1944 quando, catturato dai fascisti, fu incarcerato. Era ancora in cella quando la Capitale fu liberata e, coincidenza singolare, fu proprio un fratello di Gozzer, Vittorio, il primo italiano in divisa americana ad entrare nella città dalla quale i tedeschi erano fuggiti. Tornato in libertà, Giuseppe Gozzer chiese ed ottenne di riprendere subito un posto nella lotta. Paracadutato in Carnia, dopo avervi organizzato i collegamenti radio tra i partigiani e gli Alleati, il giovane capitano fu nominato capo di stato maggiore presso il Comando del Gruppo Divisioni Garibaldi "Osoppo". Nella motivazione della ricompensa al valore si ricorda che Gozzer "trascinatore impareggiabile, combatteva valorosamente contro un nemico superiore per forze e per mezzi, infliggendogli gravi perdite"; purtroppo, a metà del dicembre 1944, a Chievolis (Pordenone), il comandante partigiano, diventato nel frattempo comunista, cadde di nuovo nelle mani dei tedeschi. Sottoposto a nuove sevizie che - come ancora ricorda la motivazione della Medaglia d'Oro - "non fiaccavano l'animo indomito", Gozzer, nel gennaio successivo, fu deportato nel campo di concentramento di Flossenbürg e di lì in quello di Hersbruck, dove i tedeschi lo fucilarono. Un altro fratello di Giuseppe Gozzer, Giovanni, di un anno più giovane, fu il primo presidente del Comitato di liberazione nazionale del Trentino. Autonomista e cattolico, a Roma, nel dopoguerra, Giovanni ebbe incarichi di rilievo nel ministero della Pubblica istruzione, soprattutto nel periodo in cui fu retto da Aldo Moro.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia