Donne e Uomini della Resistenza/Giovan Battista Periz
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Giovan Battista Periz
Nato a Udine il 14 settembre 1898, morto a Mauthausen il 3 marzo 1945, operaio metalmeccanico, Medaglia d'argento al Valor Militare alla memoria.
Caduto prigioniero degli austriaci durante la prima guerra mondiale, era stato rinchiuso nel campo di Mauthausen. Non poteva certo immaginare che, proprio lì, sarebbe spirato quasi trent'anni dopo. Tornato ad Udine dalla prigionia, Peritz s'impegnò subito nell'attività politica e fu tra gli organizzatori, con i dirigenti dell'allora PcdI, della lotta antifascista nella sua città. In quest'ambito, nel 1926, organizzò la stampa e la diffusione di fogli clandestini come Spartaco, Il lavoratore friulano, Il combattente antifascista. Giovan Battista Periz riuscì a non cadere nelle maglie della polizia fascista sino al 1931; in quell'anno, arrestato dall'Ovra e deferito al Tribunale speciale, fu condannato a diciotto anni di reclusione. Grazie ad un'amnistia, non li scontò tutti, ma fino alla caduta del fascismo fu perseguitato ed emarginato. Dopo l'8 settembre 1943, con il nome di "Orio", fu tra i primi protagonisti della Resistenza nell'Udinese. A Faedis è tra i fondatori del 1° Battaglione Garibaldi "Friuli" e poco dopo, a Castelnuovo del Friuli, è tra i promotori della costituzione del 1° Raggruppamento Divisioni Garibaldi. Quando, nel novembre del 1944, Silvio Marcuzzi , ideatore dell'Intendenza partigiana, cade nelle mani dei fascisti, è "Orio" che lo sostituisce, con straordinario impegno, alla direzione dell'"Intendenza". Ma anche lui, come Marcuzzi, è tradito da una spia. Catturato a metà del mese di gennaio del 1945, è prima torturato nelle carceri di Udine e poi, in precarie condizioni fisiche, viene deportato a Mauthausen. Alcuni dei sopravvissuti del lager, hanno testimoniato che, benché allo stremo delle forze, "Orio" fu un esempio di fermezza e dignità, fino alla morte, sopravvenuta alcune settimane dopo l'arrivo nel campo del non più giovanissimo combattente antifascista.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia