Donne e Uomini della Resistenza/Gianandrea Gropplero di Troppenburg
Questo testo è incompleto. |
Gianandrea Gropplero di Troppenburg
Nato a Udine il 24 ottobre 1921, deceduto il 9 aprile 2007, ingegnere, Medaglia d'oro al valor militare.
Seguiva i corsi di ingegneria all'Università di Bologna quando, chiamato alle armi, andò ad Orvieto per conseguire il brevetto di pilota militare. Si trovava a Gorizia, ammesso al secondo Corso caccia presso il IV Stormo, quando fu annunciato l'armistizio. Si precipitò a Roma e, memore di incontri con Benedetto Croce, che gli aveva fatto comprendere il vero significato di "libertà", si collegò col centro militare del Partito d'Azione. Prime esperienze nella guerra di Liberazione, soprattutto con la Resistenza nel reatino, poi (quando gli Alleati arrivano nella Capitale), la missione in Friuli. Paracadutato nei pressi di Lauzzana (Udine) con altri due compagni (uno è Paola Del Din) vi organizza un efficiente servizio di radiocollegamento con i Comandi italiano e inglese. Si porta poi a Buja, dove dà vita alla Brigata GL "Carlo Rosselli". Ferito in combattimento, Gropplero di Troppenburg finisce in mano ai soldati cosacchi che affiancavano in Friuli i tedeschi ed è consegnato alle SS. Snervanti interrogatori, torture, ma il giovane resiste. Condannato a morte, mentre sta per essere fucilato, Gropplero viene salvato fortunosamente. Riesce a fuggire e a nascondersi e a nulla servirà una taglia di 75.000 lire dell'epoca che i nazifascisti mettono sulla sua testa. Riprenderà la lotta sino alla vittoria finale e potrà ricevere la massima decorazione al valore militare la cui motivazione dice: "Allievo pilota di non comuni qualità morali e militari, già distintosi in lunga e perigliosa attività partigiana, ad avvenuta liberazione di Roma, poneva di nuovo tutto se stesso al servizio della Patria, offrendosi, pienamente consapevole, per ardua e rischiosissima missione. Aviolanciato in territorio occupato dai tedeschi, organizzava ed assumeva il comando di una agguerrita formazione di patrioti, arrecando a più riprese danni e perdite al nemico in aspre e difficili lotte contro forze preponderanti. Ferito, catturato, sottoposto a spietate torture e condannato a morte, con ammirevole stoicismo rifiutava di svelare i nomi dei compagni. Liberato da una banda di patrioti mentre veniva condotto sul luogo dell'esecuzione, febbricitante, con le ferite ancora aperte, riprendeva immediatamente il suo posto di combattimento, che manteneva fino alla totale liberazione del territorio nazionale. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di dedizione alla causa della libertà e della Patria". Dopo la Liberazione, Gropplero completa gli studi universitari a Bologna e si dedica all'attività professionale che lo porta in Spagna, in Venezuela, in Africa, in Messico. Anni di lavoro per costruire strade (l'80 per cento di quelle realizzate nell'ex Africa francese portano la sua firma), centri turistici, ecc. Verso la metà degli anni '80 del secolo scorso, orienta la sua attività verso il volontariato. Eccolo così in India, dove realizza acquedotti, cooperative, scuole per i ragazzi di strada (duemila dei quali sono accolti in appositi istituti), ambulatori. Per questa sua multiforme attività, all'ing. Gropplero di Troppenburg era stato consegnato ad Udine, nel 2004, il Premio "Città Fiera Solidarietà". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa la notizia della morte di Gropplero di Troppenburg, ha inviato un messaggio di cordoglio alla famiglia per la scomparsa di un "partigiano combattente che durante la Guerra di Liberazione, ferito in combattimento e catturato dai nazisti, sottoposto a terribili torture, non svelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, costituendo limpido esempio di dedizione alla Patria, di alto senso del dovere e di grande coraggio. Al termine del conflitto, la sua opera meritoria per il progresso della società civile ed il suo impegno nelle attività di volontariato rimangono il segno indelebile delle sue elevate qualità umane".
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia