Donne e Uomini della Resistenza/Giaime Pintor
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Nato a Roma il 30 ottobre 1919, caduto a Castelnuovo al Volturno (Campobasso) il 1° dicembre 1943, letterato e giornalista.
Durante i quarantacinque giorni del governo Badoglio, Giaime Pintor, di famiglia sarda, si trova a Roma, dove si era laureato in legge. È tra i giovani che chiamano il popolo alla resistenza, a sostegno dei reparti armati a Porta San Paolo. Caduta la Capitale, varca le linee tedesche e si porta a Brindisi e a Napoli, dove tenta di organizzare corpi armati italiani. Il comando inglese lo incarica di guidare un piccolo gruppo, che avrebbe dovuto raggiungere le prime formazioni partigiane operanti nel Lazio. Pintor parte, ma quasi avesse una premonizione, scrive una lucida lettera-testamento al fratello minore, Luigi. Quando il gruppetto di Giaime arriva di notte nelle campagne di Castelnuovo al Volturno, non sa che, la sera prima, i tedeschi hanno minato la zona lungo il Garigliano. Muore così a 24 anni, dilaniato da un’esplosione, una delle promesse della letteratura italiana contemporanea. Giaime si era già affermato con i suoi studi di letteratura tedesca (le sue traduzioni di R.M Rilke sono considerate fondamentali), con gli scritti, in qualche caso trasparentemente antifascisti, usciti, a partire dal 1938, su Oggi, Primato, la Ruota, Aretusa, Letteratura, Campo di Marte e firmati con gli pseudonimi di Mercurio e di Ugo Stille. È considerato merito di Giaime Pintor il rilancio del socialismo risorgimentale di Carlo Pisacane, di cui ha curato Saggio sulla rivoluzione. Durante un periodo di soggiorno a Torino, come ufficiale di complemento, il giovane intellettuale aveva lavorato con Cesare Pavese e Leone Ginzburg all’impianto e ai primi successi della allora neonata casa editrice Einaudi, presso la quale sono poi uscite postume molte delle sue opere. Ricordiamo la raccolta di scritti Il sangue d’Europa, la traduzione in versi italiani delle Poesie di Rilke, la traduzione di Katchen di Mellbronn di M. von Kleist, Il teatro tedesco scritto con Lionello Vincenti.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia