Donne e Uomini della Resistenza/Franco Anselmi
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Franco Anselmi
Nato a Milano il 21 settembre 1915, caduto a Casteggio (Pavia) il 26 aprile 1945, ufficiale pilota, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria
Al momento dell'armistizio era in servizio a Cameri (Novara) come tenente dell'Aeronautica militare. Abbandonato subito l'aeroporto raggiunse i fratelli nell'Alessandrino e, a Dernice, radunò un piccolo gruppo di militari che, con le armi fornite da Mario Silla, presidente del CLN di Tortona, cominciarono la lotta partigiana. Nel giugno del 1944 Anselmi, conosciuto col nome di battaglia di "Marco", guidò l'assalto alla polveriera di Carezzano (AL), per spostarsi poi in Val Trebbia, dove si batté con i suoi uomini al fianco di " Bisagno ". Entrato nelle Brigate Garibaldi per decisione di Anton Ukmar (il comunista triestino che guidava la Resistenza nella VI Zona ligure), "Marco" nell'agosto del 1944 partecipò alla battaglia di Pertuso al comando di un battaglione garibaldino e il 26 ottobre del 1944 assunse il comando della Brigata Garibaldi " Arzani ", operativa tra la Val Curone e la Val Grue. È il 30 gennaio 1945 quando "Marco", imprudentemente, decide di assistere a Milano ai funerali di suo padre. Arrestato dalle SS, è liberato con uno scambio di prigionieri e può tornare tra i suoi compagni come capo di stato maggiore della Divisione Garibaldi " Gramsci " comandata da Luchino Dal Verme . È ormai giunta la Liberazione quando, il 26 aprile, "Marco", che ora comanda la Divisione, si offre di liberare Casteggio ancora in mano ad un presidio tedesco. Muore in quest'ultimo scontro, falciato da una raffica di mitra. Nel 1983 il Presidente Pertini inaugurerà a San Sebastiano Curone (AL) un monumento a questo eroe della Resistenza; nello stesso comune gli sarà intitolata una scuola. Una lapide ed una strada di Casteggio portano il nome di Franco Anselmi, che è ricordato anche a Milano, in una lapide al Palazzo della Ragione, e a Dernice dove, sulla facciata di quel Municipio, la lapide a "Marco" è affiancata a quella di Gian Carlo Pernigotti, caduto a 21 anni per la libertà.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia