Donne e Uomini della Resistenza/Francesco De Martino
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Francesco De Martino
Nato a Napoli il 31 maggio 1907, morto a Napoli il 18 novembre 2002, giurista, senatore a vita dal 2 giugno 1991.
Ordinario di diritto romano per quarant'anni all'Università di Napoli, De Martino è scomparso dopo una lunga malattia. È stato uno dei leader storici del Psi, al quale aveva aderito, con Emilio Lussu, Riccardo Lombardi, Vittorio Foa, dopo lo scioglimento del Partito d'Azione. Di famiglia borghese, fu antifascista fin dall'adolescenza e, verso il 1940 si portò su posizioni decisamente di sinistra, tanto che, nello svolgimento dei corsi universitari del 1941-42, il professor De Martino non esitò a condannare dalla sua cattedra le teorie del razzismo. Dal 1943 partecipò attivamente alla Resistenza nelle file del PdA, della cui direzione fu chiamato a far parte nel 1945. Nel partito socialista De Martino si affermò presto come uno dei dirigenti più influenti. Dal 1962 al 1968, subentrando nell'incarico a Pietro Nenni, entrato nel governo di centro sinistra, De Martino, che assumerà a sua volta incarichi governativi (fu vicepresidente nel primo governo Rumor del 1968, un incarico che ricoprirà altre due volte nei tre anni successivi), è stato segretario politico del Psi. Restò alla guida del partito (salvo la breve parentesi del PSU, il partito nato dall'unificazione del Psi con lo Psdi), fino al Comitato centrale del luglio 1976 all'Hotel Midas, che segnò l'inizio dell'era craxiana. Poco tempo dopo, nell'aprile del 1977, Francesco De Martino subisce un duro colpo familiare: il rapimento del figlio Guido. La vicenda, rimasta sempre misteriosa, si conclude felicemente dopo dieci giorni con il rilascio del giovane, ma segna praticamente l'uscita di scena del professore, anche se nel 1983 è ricandidato al Senato in una lista unitaria Psi-Pci. Nel 1987 Francesco De Martino, dopo la rottura che era avvenuta tra socialisti e comunisti, rinuncia ad una nuova candidatura parlamentare, e la spiega con una lettera nella quale, tra l'altro, era scritto: "La mia rinuncia attuale, serve ad alimentare una speranza, quella del superamento della frattura tra socialisti e comunisti, entrambi fondamentali per il socialismo, liquidando il passivo ereditato dalla loro storia, ma assumendone tutti i valori che sono attuali".
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia