Donne e Uomini della Resistenza/Eraldo Gastone
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Eraldo Gastone
Nato a Torino il 16 dicembre 1913, deceduto a Novara il 22 febbraio 1986, ragioniere, sino al 1948 ufficiale dell'Aeronautica, amministratore e parlamentare comunista.
Nel 1918 la sua famiglia si era trasferita a Novara ed Eraldo, dopo essersi diplomato, aveva iniziato la carriera militare presso la Scuola allievi ufficiali di Bra. L'armistizio dell'8 settembre 1943 coglie il giovane ufficiale mentre, da una missione a Pescara, sta rientrando al 5° Magazzino dell'Aeronautica militare a Novara. "Ciro" (questo il nome che Gastone avrebbe assunto durante la Resistenza), riesce ad evitare di essere catturato dai tedeschi e diventa uno dei primi e più attivi organizzatori delle formazioni partigiane in Piemonte. Divenuto comandante del Raggruppamento Divisioni garibaldine della Valsesia, Cusio, Verbano e Ossola (con Cino Moscatelli come commissario politico), Gastone ha elaborato i piani delle più importanti battaglie partigiane combattute nella regione, che avrebbe poi descritto nel dopoguerra in importanti studi sulle "zone libere". Nell'ottobre del 1943, è "Ciro" a liberare il comunista "Cino" (il binomio sarebbe ben presto divenuto leggendario), trattenuto nella caserma dei CC di Borgosesia. È Moscatelli a far aderire Gastone al Partito comunista. Tra le tante drammatiche esperienze partigiane di "Ciro", accenniamo qui soltanto a quella di cui fu protagonista, il 20 aprile 1944, durante un rastrellamento fascista nella valle del Roy. Ferito seriamente ad una gamba, il comandante partigiano (che inutilmente chiede a un suo compagno - Giovanni Gastaldi - di sparargli, per evitare di cadere nelle mani dei fascisti), riesce a trascinarsi sino a Carcofaro. Il parroco del paese (don Daniele Bianchi), lo nasconde, lo cura e lo salva. Nell'estate del '44 "Ciro" guida la liberazione della Valsesia e il successivo sganciamento delle formazioni; elabora il piano di "pianurizzazione" della guerriglia; propone un piano di sganciamento della zona libera dell'Ossola , che purtroppo verrà disatteso. Nella primavera successiva, dopo aver salvaguardato e rafforzato, durante il secondo inverno di guerriglia, le formazioni garibaldine, elabora (di concerto con il Comando militare del CLNAI) il "piano 27", ovvero il piano insurrezionale che porterà alla liberazione della vecchia provincia di Novara. Il 26 aprile del '45, "Ciro" (alla testa di sei brigate partigiane) circonda Novara ed è tra i protagonisti dell'incruenta liberazione della città. Nel maggio del '45, la Valsesia gli conferisce la cittadinanza onoraria. Nel giugno successivo, per far fronte ai gravi problemi occupazionali, Eraldo Gastone fonda la prima cooperativa fra partigiani, assumendo anche la presidenza provinciale della neonata ANPI (carica che mantiene sino alla morte). Dopo l'Unione Cooperative Garibaldi, "Ciro" fonda e presiede la Cooperativa Comunale di Consumo e per molti anni diviene presidente della Federazione Provinciale delle Cooperative e Mutue, nonché membro del Comitato nazionale della Lega nazionale Cooperative e Mutue. Alle elezioni amministrative del marzo '46 è eletto consigliere comunale (resterà tale, ininterrottamente, sino al 1983). Diviene anche, subito dopo la Liberazione, vicesindaco di Novara, carica che ricoprirà fino al 1951. Sempre nel '51 è nominato direttore del settimanale comunista La Lotta. Il 19 maggio 1968 è eletto, per il PCI, deputato al Parlamento, così come nella successiva legislatura (1972), occupandosi prevalentemente di bilancio, finanze e tesoro. Nominato presidente dell' Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea " Piero Fornara " nel marzo 1975, ne segna fortemente lo sviluppo, assecondando molti giovani, impegnati in campagne di ricerca e di acquisizione documentaria sulla Resistenza. Sulla figura di Eraldo Gastone si veda anche l' Antologia dell'antifascismo e della Resistenza novarese di Enrico Massara e, soprattutto, Parlare e scrivere di Ciro , pubblicato nel 1987, a cura della Cooperativa "Gianfranco Bighinzoli", dalla Tipografia S. Gaudenzio di Novara.
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia