Donne e Uomini della Resistenza/Cesare Piva

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Cesare Piva

Nato a Carpanedo di Mestre (Venezia) il 19 ottobre 1907, caduto a Gotovusa (Montenegro) il 5 dicembre 1943, ufficiale degli Alpini, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Seguendo le tradizioni garibaldine e militari della sua famiglia, aveva frequentato l'Accademia di Modena, uscendone, nel 1927, col grado di sottotenente. Tre anni dopo Piva era diventato tenente del 5° Reggimento alpini. Aveva poi partecipato, al comando di una Compagnia, alla guerra d'Etiopia e, nel 1940, col grado di capitano, fu inviato sul Fronte alpino occidentale. Nel prosieguo del secondo conflitto mondiale, l'ufficiale passa, nel 1942, in Jugoslavia presso il Comando del XIV Corpo d'armata. L'armistizio lo vede tra gli ufficiali più decisi a combattere contro i tedeschi. Avuto il comando del III Battaglione dell'83° Reggimento Fanteria, poi trasformato in terza Brigata "Garibaldi", Cesare Piva, tre mesi dopo, cade in combattimento (colpito da una granata che gli asporta la gamba destra), meritando la M.O. al V.M. alla memoria con questa motivazione: "Capo ufficio operazioni di un Comando di grande Unità dislocata oltremare, con realistica e chiara visione degli eventi e del proprio dovere di soldato, rifiutava ogni richiesta collaborazione coi tedeschi e si presentava al Comando di una Divisione di cui conosceva la decisione di resistere alle imposizioni tedesche. Nel corso di un duro ciclo operativo, portava a termine rischiose missioni di collegamento con reparti fortemente impegnati. In un momento particolarmente critico dell'azione, assumeva il comando di un battaglione e guidava arditamente il reparto in numerosi ed aspri combattimenti contro le forze tedesche, sempre primo ove maggiore era il pericolo. Durante un attacco di preponderanti forze avversarie, organizzava con perizia la difesa; contrattaccava poi, alla testa dei suoi soldati, il nemico e lo conteneva finché, colpito a morte e conscio della prossima fine, incurante di se stesso, dava con serenità le disposizioni necessarie per il ripiegamento del battaglione, preoccupato solo della sorte dei propri uomini. Nel trapasso eroico rivolgeva elevate parole ai dipendenti, incitandoli a continuare la lotta per il buon nome della Divisione, l'onore delle armi italiane e la salvezza della Patria". A Cesare Piva sono intitolate, a Roma, una scuola media statale e una scuola materna.