Donne e Uomini della Resistenza/Anelito Barontini

Anelito Barontini

Nato a Castagneto Carducci (Livorno) il 21 aprile 1912, deceduto a Sarzana (La Spezia) il 10 maggio 1983, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, parlamentare e dirigente comunista, sindaco di Sarzana.

È stato una delle massime figure della Resistenza in Liguria. Dopo la Liberazione divenne deputato, senatore, dirigente nazionale del PCI e, nei suoi ultimi anni, sindaco di Sarzana dopo esserlo stato alla Liberazione. Figlio di un ferroviere, rimasto orfano all'età di sedici anni e diventato capofamiglia, Barontini fu costretto ad abbandonare gli studi per fare l'operaio. Licenziato per aver rifiutato la tessera del fascio, nel 1931 entrò nel PCI clandestino, "fronte interno", assumendo incarichi di responsabilità a livello regionale. Scoperto, nel 1937 fu arrestato insieme ad altri 70 giovani e processato dal "Tribunale fascista per la difesa dello stato", che lo condannò a quattro anni di carcere. Uscito di prigione nel 1940 per un'amnistia, riprese il suo lavoro di operaio e riallacciò clandestinamente i rapporti con gli antifascisti. La sera dell'8 settembre 1943, Barontini era già riunito con i suoi compagni sopra Sarzana, per organizzare la resistenza dei primi gruppi armati. Scese poi a Sarzana e nella vicina Spezia per organizzare e coordinare le Squadre di azione patriottica. Con nome di battaglia "Rolando", fu nominato commissario della VI zona operativa alle spalle di Genova, ma tornò nella valle del Magra per riordinare le fila dei combattenti dopo il terribile rastrellamento nazista del 29 novembre 1944. Il 23 aprile, giorno della liberazione di Sarzana, per incarico del CLN, diventò sindaco della città dove abita. Ma anche il suo il partito aveva bisogno di lui: dopo poche settimane Anelito Barontini è chiamato a dirigere il PCI della provincia. Eletto deputato all'Assemblea Costituente, è parlamentare ininterrottamente dal 1946 al 1968. Nel 1960, al IX congresso nazionale del PCI, entra nella segreteria del suo partito con Togliatti , Longo , Pajetta , Amendola . Alcuni anni dopo, è nominato responsabile amministrativo del PCI. Ricopre l'incarico fino al 1971, quando colpito dalla precoce morte dell'unico figlio Sergio, torna a Sarzana. Qui è di nuovo eletto sindaco della città. Di Barontini si ricorda il rigore, l'onestà, le grandi capacità di organizzatore, la sensibilità, l'amore per la sua terra e l'Italia. Si racconta questo episodio, soltanto un flash, che illumina però un lato importante della sua vita. Nel dicembre del 1944, il comando partigiano alta Italia gli ordina di passare il fronte per adempiere a un incarico di massima responsabilità. Barontini raggiunge Roma, prende contatto con gli Alleati e con esponenti del Governo provvisorio Bonomi, di cui faceva parte Palmiro Togliatti come ministro Guardasigilli. Il ministro Alessandro Casati gli consegna la somma di cinque milioni di lire, un somma immensa in quegli anni, utile per l'organizzazione della Resistenza nel Nord. Nei giorni seguenti "Rolando" è paracadutato sui monti della Liguria e la somma consegnata a chi di dovere. Era già deceduto da due anni, quando, in riconoscimento della sua onestà, del suo coraggio in numerose azioni partigiane, a Barontini fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare. Questa la motivazione: "Vecchio antifascista e fervente patriota, sin dall'inizio della guerra di liberazione metteva in luce nel corso di numerose azioni elevate doti di organizzatore instancabile e capace, infondendo nei suoi uomini ardore e fede nei supremi ideali di libertà. Nominato commissario della VI zona operativa, si dedicava efficacemente all'inquadramento e al potenziamento delle valorose Divisioni e soprattutto svolgeva sempre opera unitaria fra tutti i combattenti del settore. Animato da purissima fede nella causa dell'indipendenza nazionale, continuava fino alla Liberazione la sua attività con grande energia, dimostrando notevoli capacità militari e indomito coraggio". (c.r.)