Donne e Uomini della Resistenza/Alessandro Coppi

Alessandro Coppi

Nato a Modena il 9 luglio 1894, deceduto a Modena il 30 agosto 1956, avvocato, giornalista e uomo politico democristiano.

Di formazione cattolica, nel 1913 diresse un giornale ( Il Frignano ) destinato ai cattolici dell'Appennino modenese. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, come ufficiale di fanteria, Coppi riprese la sua attività politica e giornalistica. Nel 1919 divenne segretario provinciale del neonato Partito Popolare italiano. Nel 1924, perso il controllo locale del PPI e del giornale che ne sosteneva decisamente la linea antifascista, fondò il settimanale La Voce Popolare , dalle cui colonne prese ripetutamente posizione contro i soprusi degli squadristi. Dopo le elezioni dell'aprile 1924, Coppi tornò a occupare la carica di segretario provinciale, ma ormai la vita per i partiti democratici si era fatta insostenibile. La Voce popolare , dopo tre sequestri e boicottaggi fu costretta a interrompere la pubblicazioni nel settembre del 1925. Coppi, costretto all'inattività politica dalle leggi fasciste del 1926 e dalla soppressione dei partiti politici, si dedicò interamente alla sua attività di avvocato. Durante il regime rimase comunque punto di riferimento del popolarismo modenese, e a lui si riferirono gli ex popolari e i giovani cattolici che, nella seconda metà del '43, diedero vita alla Democrazia Cristiana modenese. Alla fine del '43 entrò, a nome della DC, nel CLN provinciale, partecipandovi attivamente sino alla data del suo arresto, nel marzo 1945. Convinto sostenitore delle formazioni cattoliche partigiane e dei valori della Resistenza, divenne all'alba della Liberazione presidente del CLN modenese. Alle elezioni del 2 giugno 1946, Coppi fu il primo dei candidati modenesi eletti all'Assemblea Costituente. Rieletto deputato nel 1948, svolse un'intensa attività parlamentare e nel '49 divenne segretario della Commissione Difesa. Dal 1951 al 1953 fu anche presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere. La sua attività politica si interruppe nel 1953, quando (essendo in contrasto con i dirigenti nazionali della DC), non fu più rieletto alla Camera nonostante la popolarità di cui ancora godeva nel Modenese. La nomina alla presidenza della Cassa di Risparmio di Modena non valse a mitigare l'amarezza per la sconfitta subita.