Donne e Uomini della Resistenza/Aldo Viglione
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Aldo Viglione
Nato a Morozzo (Cuneo) l'11 settembre 1923, deceduto a Moncalieri (Torino) il 1° dicembre 1988, avvocato e dirigente socialista.
Era ancora studente in Giurisprudenza quando, tre giorni dopo l'annuncio dell'armistizio, raggiunse la Val Pesio e, col nome di battaglia di "Aldino", divenne partigiano della Brigata Val Grana. "Aldino" si distinse subito tra i suoi compagni di lotta, tanto che il 15 dicembre 1944 ricevette il delicato incarico di commissario della Brigata Val Pesio della III Divisione Alpi. Mantenne la sua funzione sino alla Liberazione, anche se il 17 dicembre fu catturato, durante un rastrellamento, dai nazifascisti. Ristretto nei Forti di Nava, il giovane commissario riuscì infatti ad evadere dopo dieci giorni di prigionia e a tornare alla testa della sua formazione. Nell'immediato dopoguerra, Aldo Viglione, laureatosi in Legge, si diede alla professione di avvocato, affiancandola all'attività politica, che avrebbe presto preso il sopravvento. Eletto consigliere comunale di Boves e consigliere provinciale di Cuneo per il PSI, Viglione, con l'istituzione delle Regioni nel 1970, fu eletto consigliere socialista della Regione Piemonte e nel 1973 assunse la presidenza dell'Assemblea regionale. Presidente della Giunta per due legislature, il dirigente socialista nel 1988 presiedeva di nuovo il Consiglio regionale. Stava tornando da Cuneo a Torino quando, a causa della fitta nebbia, l'auto della Regione sulla quale viaggiava, andò a scontrarsi contro un camion. La morte del dirigente socialista ed ex valoroso partigiano suscitò vivo cordoglio a Torino anche perché era noto il suo impegno nella Regione Piemonte (a Viglione si devono, tra l'altro, la creazione della "banca dati" delle leggi regionali e la realizzazione del sistema informatico consigliare), e la collaborazione data all'allora sindaco comunista di Torino, Diego Novelli, nella lotta contro il terrorismo. Un "Fondo Viglione", ricco di libri e di documenti, è conservato presso la Fondazione "Giovanni Goria".
Fonte del testo: ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia